Amelia Sachs sapeva che le persone di cui non si capivano i moventi erano sempre quelle più pericolose.
Jeffery Deaver
Non potete capire quanto io sia felice di aver scoperto questo autore. Sono appassionata di thriller e amo scoprire nuovi autori, anche se faccio sempre un po’ di fatica a fidarmi. Molto spesso mi capita di aver paura di rimanere delusa dalle aspettative. In questo caso, seppur io sia partita con i piedi di piombo, ho finito per innamorarmi completamente. Ho intenzione di recuperare al più presto tutti i libri di Deaver!
Trama

In una gelida notte di dicembre, con una luna piena che si staglia nel cielo nero di New York e la paura diffusa tra la gente di un nuovo 11 settembre, un killer spietato colpisce due volte a poche ore di distanza. Sulle scene dei delitti lascia il suo “biglietto da visita”, un costoso orologio con le fasi lunari sul quadrante e un messaggio firmato “L’orologiaio”. Tutto lascia supporre che i due omicidi non siano destinati a rimanere gli unici. Il criminalista Lincoln Rhyme e i suoi collaboratori hanno a disposizione solo poche ore per fermare quel killer geniale e meticoloso ossessionato dal tempo, che pianifica i suoi delitti con precisione cronometrica. E Amelia Sachs fatica a conciliare la caccia all’Orologiaio con la sua prima indagine autonoma, il caso di un apparente suicidio che la porterà a scoprire inquietanti rivelazioni sul proprio passato che potrebbero minare alle basi il particolarissimo rapporto con Lincoln.
Fortunatamente compare sulla scena dell’inchiesta un’inattesa quanto provvidenziale alleata per Rhyme: l’agente speciale del Bureau of Investigation della California Kathryn Dance, esperta nella lettura del linguaggio non verbale negli interrogatori. Nonostante Rhyme si mostri scettico sull’attendibilità delle testimonianze e Kathryn nutra poca fiducia sulle prove fornite dai rilievi effettuati, la loro bizzarra collaborazione riesce a smontare quello che via via si configura come un meccanismo a scatole cinesi fatto di inganni e doppi giochi.
Recensione
Se mi chiedessero quanto tempo ci ho messo a leggerlo direi tre settimane, anche se non è proprio così. Diciamo che ho letto poco per volta questa storia sia per non perdermi nemmeno un pezzo, sia per impegni lavorativi. Nel momento in cui prendevo in mano il libro, però, mi eclissavo completamente per dedicarmi interamente al racconto del maestro del thriller. Ero scettica all’inizio, ma ho iniziato a sciogliermi dopo due o tre capitoli. É stato quasi amore a prima vista.
La narrazione
Di thriller ne ho letti tanti, ma pochi scritti in maniera così impeccabile. La narrazione segue due linee: quella del killer, Gerald Duncan, e quella degli ispettori Rhyme e Sachs e quindi delle varie indagini. La precisione con cui l’autore racconta ogni singolo dettaglio senza appesantire la lettura direi che è la caratteristica più importante. Il killer, Duncan, è un uomo scrupoloso, preciso, quasi maniacale e lo stile di scrittura di Deaver gli assomiglia tanto. Non ho letto altri libri dell’autore quindi non ho parametri di paragone, ma ho avuto come l’impressione che il narratore si trasformasse in base agli eventi. Quando raccontava delle indagini assumeva un tono serio e professionale, mentre cambiava radicalmente registro quando narrava di Gerald e Vincent. Questo tipo di narrazione è interessante e di certo rende il lettore partecipe ad ogni singolo attimo della storia, facendogli vedere sia la parte “buona” che quella “cattiva”.
Il killer e i suoi piani

Gerald Duncan, anche soprannominato l’Orologiaio, essendo appassionato di orologi, non rivela la sua identità all’aiutante Vincent perché ritiene che non sia necessario al fine del compimento dei piani. Gerald infatti compie i suoi delitti in autonomia ma lascia le donne a Vincent, in modo che lui possa placare la sua fame. Quello che Vincent non sa è il vero motivo per cui non può partecipare agli omicidi e questo non lo sa nemmeno il lettore. Il lettore è infatti guidato nella storia da un narratore onnisciente ma che non rivela tutto subito. Nella parte che riguarda l’assassino, infatti, il lettore sa tutto solo in apparenza; scoprirà solo alla fine del libro il vero movente. Gerald assomiglia tanto ad altri serial killer: Jurek Walter o il Distruttore sono quelli con cui ha più analogie.
Le indagini

Lincoln Rhyme, aiutato da Kathryn Dance e Amelia Sachs, che nel frattempo prosegue la sua prima indagine, cercherà di dare giustizia alle vittime di Duncan. Il loro assassino però è molto più furbo di quello che pensano e riusciranno a giungere alla verità solo dopo vari tentativi. Proprio quei tentativi che servono a Gerald per guadagnare tempo. Per anticipare le mosse. Anche in questo ho trovato tante analogie con i miei autori preferiti, in particolare con Lars Kepler e il loro Joona Linna: tenace, combattivo e soprattutto astuto. Come Joona, infatti, Rhyme porta avanti le sue idee con carattere e tanta determinazione. Sarà sicuramente anche per questo che ho amato il libro!
Cosa ne penso?
Penso che non mi fermerò qua, anzi! Ho scoperto Deaver dopo tanto tempo e tanto scetticismo e di certo non lo accantonerò subito. Ho intenzione di leggere tutti i suoi libri e di collezionare emozioni come faccio con tutti gli autori che apprezzo. Con Lars Kepler ho iniziato così… sarà Deaver il prossimo?
Consiglio il libro a tutti coloro che sono appassionati di thriller e che vogliono leggere qualcosa di bello, di appassionante e ricco di suspence. “La luna fredda” è di certo il libro che fa per voi!
Voto: 5\5