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Libri per bambini – Ma chi ha disordinato i miei giochi di Stefania Piras

Ho già recensito un libro di Stefania Piras alcuni mesi fa e finalmente eccomi qui a recensire la sua ultima opera per bambini. Si tratta di “Ma chi ha disordinato i miei giochi?” edito Placebook Publishing. La lettura è adatta ad un pubblico di bambini di età compresa tra i sei e i nove anni, ma ovviamente tutti possono leggerlo tornando piccoli per alcuni minuti. Io sono dell’idea che libri di questo tipo insegnino davvero tanto ai più piccoli e continuerò a promuovere la lettura dell’infanzia.

Trama

Una mattina appena sveglio un bambino ordinatissimo trova tutti i suoi giochi in disordine. E la cosa si ripete per vari giorni di fila. Chi sarà mai il pasticcione che lascia tutto in giro per la stanza? È così che si incontrano due amici molto diversi, uniti dalla stessa voglia di giocare e divertirsi. E vivono assieme un’avventura indimenticabile, da conservare sempre nei ricordi.

Recensione

Scritto in stampatello maiuscolo e grande, questo libro può tenere compagnia a tanti piccolini. Parla di un bambino molto ordinato che da un po’ di tempo si sveglia innervosito dai suoi giochi tutti disordinati. Non riesce a capire chi è che li lascia così! Una notte decide di restare sveglio per vedere chi è il colpevole ed ecco che vede il fantasmino! Dopo essersi conosciuti iniziato a giocare insieme fino al mattino dopo, quando la mamma lo sveglia per andare a scuola. Lui è stanco e non vuole andarci, così racconta l’avventura della sera prima alla mamma, che lo tranquillizza e gli racconta tutta la verità.

I giochi da riordinare, una questione importante!

Tanti bambini si divertono a giocare con tutti i loro giochi contemporaneamente, ma quando viene il momento di riordinare la faccenda diventa complicata. Il momento del riordino non è così gioioso per tutti, pertanto a volte capita che i giochi rimangano sul pavimento per alcune ore. Le mamme, infatti, per insegnare ai figli a riordinare tutto, lasciano a loro questo compito. Il protagonista del racconto rimette sempre al suo posto i giochi, ma quando è stanco preferisce addormentarsi per poi farlo la mattina dopo.

Sicuramente questo libro è un ottimo spunto per comprendere che ciò che si fa subito non va rimandato. “Non rimandare a domani quello che potresti fare oggi” è la frase che almeno una volta nella vita tutti abbiamo sentito. Bene, questo racconto lo insegna! Il bambino lascia tutto in disordine e porta a termine il suo compito il giorno successivo, rischiando di innervosirsi per tutto il corso della giornata. Allora meglio impiegare cinque minuti di tempo la sera a riordinare per rimanere sotto le coperte cinque minuti in più la mattina! Anche se si è passata tutta la notte a giocare con l’amichetto fantasmino puzzone!

La lettura insegna sempre tanto

I libri sono importanti per tutti, grandi e piccini. Per i piccoli però hanno un ruolo più importante. Loro infatti si immedesimano nel racconto e imparano cose che altrimenti non imparerebbero così velocemente. Io sono sempre stata convinta che un buon libro può insegnare più di anni di scuola e questo secondo me è verissimo. I libri di Stefania Piras hanno proprio la caratteristica di narrare questioni quotidiane davvero importanti per i piccoli. Per questo ve li consiglio tanto.

Cosa ne penso?

Penso che questa lettura sia davvero ottima e che possa essere affrontata dai bambini sia in autonomia sia insieme ai genitori per trarne insieme una riflessione. Vi consiglio caldamente questo libro e, se non sapete ancora cosa regalare ai vostri piccoli per Natale, questo può essere un punto di partenza. Contiene anche tante belle illustrazioni e disegni bianchi da colorare tutti insieme!

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Il mio primo libro – #LETTUREANTIVIRUS, un’antologia sulla pandemia

Non avrei mai detto che da una situazione come quella che tutti noi abbiamo vissuto a marzo 2020 sarebbe nata un’antologia del genere. Eppure eccomi qui a presentarvi #LETTUREANTIVIRUS, un libro nato dall’unione di sette racconti di sei autori diversi: Eugenio Pattacini, Alessandro Zelioli, Nina Miselli, Manuela Chiarottino, Francesco Serio e Alessia Grasselli. Tra questi autori ci sono anche io e questo non può che rendermi immensamente felice.

Da cosa nasce #LETTUREANTIVIRUS?

#Lettureantivirus nasce come rubrica di intrattenimento tenuta da Alessandro Zelioli e dedicata alla lettura sul gruppo facebook ME&M: Montecchio Emilia e Montecchiesi. Durante tutta la prima ondata della pandemia, Alessandro ha tenuto compagnia ai suoi ascoltatori donando a tutti noi un piccolo momento di svago social. Dopo alcuni mesi #LETTUREANTIVIRUS è diventata un’antologia composta da sette racconti tutti contestualizzati nel momento storico che stiamo ancora attualmente vivendo.

#LETTUREANTIVIRUS parla di amore, di ricordi, di sogni, di progetti, di desideri, di coraggio e di voglia di vita in un momento in cui tutte queste cose sono apparentemente ostacolate da una pandemia mondiale. Il libro vuole dare un messaggio importante ai lettori: si può andare oltre il virus con le semplici cose quotidiane che tutti abbiamo sempre, in casa nostra, tra i nostri affetti più cari. L’amore è la tematica che ricorre in quasi tutti i racconti e che accomuna tutte le storie. Dà la possibilità ai personaggi di continuare a vivere nonostante tutto.

TRAMA

#lettureantivirus Barkov Edizioni

Una mamma di cui non serve neppure sapere il nome, Susanna e la sorella “mocciosetta”, Gennaro e Lorenza alle prese con la tardiva relazione che li accomuna, Andrea e il suo colloquio col virus, Anna e Giuliano e quello strano modo di conoscersi tanto bello quanto surreale, Antonella e Mirco così giovani e così motivati a creare una identità comune nel loro primo appartamento, un padre e un figlio uniti nel cuore, sono i protagonisti che danno vita a queste pagine in cui il susseguirsi di emozioni, paure, sensazioni, insicurezze, amori, pensieri, idee, vissuti, incomprensioni, difficoltà ed esperienze, dà vita a diverse narrazioni nelle quali tutto incontra tutto, dipingendo situazioni mai facili e men che meno ordinarie. Alla fine ogni persona risulta superiore agli accadimenti, il percepito più permeante della realtà stessa, sin anche a porre dubbi su quale e cosa sia realmente questa realtà. Una sorta di miscellanea da cui traspare in tutta la sua imponenza e, al tempo stesso, delicatezza il ruolo primario della vita.
Gli Autori hanno utilizzato il coronavirus come sfondo ai singoli racconti costruendo storie e proponendo narrazioni che paiono essere il naturale proseguimento della rubrìca #lettureantivirus proposta per tutto il periodo del lockdown dal gruppo facebook “ME&M: Montecchio Emilia e montecchiesi” e da cui l’antologia prende il titolo.

Foto di @passionelibri_

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Per acquistare il libro non ti resta che cliccare sul pulsante del formato che più preferisci. Tutti gli autori che hanno partecipato al progetto li avete anche incontrati sul blog perché li ho recensiti tutti. Autori molto validi e pieni di cose da dire. Vi consiglio fortemente la lettura di questo libro se volete evadere dalla vita reale e rifugiarvi in un mondo in cui il virus non ammazza i sogni e l’amore. Se volete costruirvi un mondo migliore…

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Un nuovo caso per Joona Linna – L’uomo dello specchio di Lars Kepler

Le mamme guardano i bambini che giocano.

Lars Kepler

Ho aspettato il seguito di Lazarus per due anni e finalmente eccomi qui a parlarvene. Quando ho saputo dell’uscita de “L’uomo dello specchio” mi sono emozionata troppo. Un nuovo libro da aggiungere al ripiano dei Kepler e un nuovo caso per Joona Linna. Non mi sarei mai aspettata di trovare anche un nuovo… Joona! Vi lascio la trama e poi ve ne parlo!

Trama

Una ragazza è stata uccisa nel parco giochi di un quartiere residenziale di Stoccolma, in piena notte. Sulla scena del crimine restano i chiari segni di un’esecuzione in piena regola.
Ma chi può aver voluto infliggerle una morte così spettacolare e crudele?
Se lo chiede il commissario Joona Linna mentre scopre che la vittima era sparita nel nulla un pomeriggio di cinque anni prima, e da allora non si era più saputo nulla di lei.
Joona deve ricucire i pezzi di questa storia dai contorni sempre più inquietanti, trovare il colpevole e consegnarlo alla giustizia il prima possibile. Ma come fare? Da dove partire se nessuno sa, nessuno ha visto?
Eppure qualcuno deve avere visto, qualcuno che forse non vuole parlare o non riesce a parlare. Qualcuno che per qualche oscuro motivo dev’essere aiutato a ricordare, perché il segreto è imprigionato nel buio della sua mente. Ed è per questo che Joona, bloccato in un labirinto di specchi, decide di infrangere ancora una volta le regole della polizia. Perché sa di non avere altra scelta, deve ricorrere all’aiuto di un professionista che in passato gli ha fornito la chiave per arrivare alla verità: il dottor Erik Maria Bark, meglio conosciuto come l’Ipnotista.

Recensione

Foto di mac231 da Pixabay

Non avrei mai pensato di trovare questo libro così crudo e inquietante. Ho sempre amato lo stile dei Kepler proprio perché i loro thriller sono pieni di sangue, quasi splatter, ma mai avrei pensato di incontrarne uno così. “L’uomo dello specchio” è, a parer mio, l’opera migliore della coppia svedese. La trama è pazzesca e l’intreccio che si crea attorno alla storia è fenomenale. L’unico punto che mi sento di contestare è che, probabilmente, la soluzione all’enigma è troppo scontata. Io ci sono arrivata quasi subito, ma forse perché me l’aspettavo.

Alcune ragazze iniziano a scomparire nel nulla. Un camion si avvicina a ognuna di loro e la inghiottisce fino a farla sparire. Legate, violentate, tenute in gabbia e torturate, queste non avranno altra scelta se non quella di assecondare Caesar e la nonna. Solo obbedendo potranno tornare in casa ed essere riempite di gioielli e vestiti. Nel frattempo Jooona è alle prese con il ritrovamento di un cadere in un area giochi e con l’unico testimone oculare. Peccato però che Martin abbia subito un trauma profondo qualche anno prima. Per aiutarlo a ricordare servirà l’aiuto di Erik Maria Bark, l’ipnotista.

L’ambientazione

L’ambientazione del romanzo non è sempre la stessa. Lo scenario spazia tra la stazione di polizia, la clinica psichiatrica ad accesso volontario presso cui Martin si fa curare e la tenuta di Caesar. In tutte e tre le ambientazioni della storia si respira un clima di angoscia, di ansia, di irrequietezza dovuto certamente alla situazione. Rincorrere e cercare di catturare un serial killer come Caesar è davvero difficile anche per Jonna Linna che, grazie all’aiuto dei colleghi, di Pamela e di Martin, riuscirà a porre fine al circolo vizioso della morte.

I personaggi

I personaggi sono tutti ben delineati, sia quelli nuovi che quelli vecchi. Ho apprezzato tanto il personaggi di Martin, così psicologicamente tormentato e così tanto indifeso. Al contrario, non sono riuscita a comprendere bene il personaggio di Pamela: sarà perché ho atto fatica a immaginarmelo. Il personaggio che, però, più di tutti mi ha colpita è Joona Linna. Lui è cambiato tanto a causa degli eventi accaduti in Lazarus, perciò ritroviamo un Jonna determinato, forte e irruento, a tratti anche sfacciato. Lui sa di aver sempre ragione e in questo libro non perde mai l’occasione di ricordarlo. Il caso potrà eessere risolto solo se sarà lui, abituato a fare tante domande, a occuparsene.

Caesar, il serial killer più spietato che mai

Prima c’era Jurek Walter, ora c’è Caesar, uomo tormentato e decisamente spietato. Prende le sue vittime, tutte rigorosamente donne, e le rende schiave, animali da tenere in gabbia. Le rinchiude, le violenta a piacimento, le tortura e al minimo segno di dissenso le uccide. Non ho mai incontrato un personaggio come lui: calcolatore e preciso ma fortemente tormentato e malato.

Cosa ne penso?

Dire cosa penso di questo thriller è quasi impossibile perché penso tante cose. Non mi aspettavo un capolavoro del genere. É perfetto in ogni cosa: trama, personaggi, intreccio, ambientazioni. Io questo romanzo l’ho amato troppo. L’ho letto in due giorni nonostante mi facesse fare gli incubi di notte. É successo poche volte che di notte faticassi a dormire a causa di un libro, eppure stavolta è successo. Siignifica che entra automaticamente nella lista dei libri preferiti.

Voto: 5/5

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Recensione – Gennaio di sangue di Alan Parks

I legami, anche se non di sangue, sono più importanti di tutto.

Recensire questo libro per me non è cosi semplice perché le emozioni durante la lettura sono state contrastanti.

Questo è il primo libro che leggo di genere noir, che tratta di droga, sesso e morte per le strade. Dovete capire che arrivo dal mondo dei romanzi rosa, leggo tutto ciò che racconta storie strappalacrime, quindi ritrovarmi faccia a faccia con questa dura realtà di Glasgow degli anni ’70 mi ha preso un po’ alla sprovvista.

Ma andiamo con calma e parliamo di questo libro come si deve.

Trama

Glasgow, primo gennaio 1973. Mentre i cittadini perbene si riprendono dagli eccessi di Capodanno e gli altri continuano a nuotare nell’alcol e nella miseria, l’ispettore Harry McCoy della polizia di Glasgow è nel carcere di Barlinnie: un detenuto gli rivela che una ragazza sta per essere uccisa. E forse lui può salvarla. Ma non arriva in tempo. In un’affollata stazione degli autobus Tommy Malone spara a Lorna Skirving e poi si toglie la vita. I giornali si scatenano, il Capo si aspetta una rapida soluzione del caso. Harry McCoy, trent’anni e una certa propensione a trasgredire ordini e passare limiti, si tuffa nell’indagine, tallonato dal novellino entusiasta Wattie.

Ma è fin troppo simile alle persone a cui dovrebbe dare la caccia: tra bordelli, vicoli bui e droghe come unica via di fuga dalla realtà, l’indagine si cala nel mondo dell’intrattenimento sessuale, un mondo dove con i soldi si possono comprare l’anima e il corpo di chiunque. Il primo romanzo di Alan Parks è un viaggio nella vita di un uomo inseguito da demoni più che mai reali, nel cuore nerissimo di una città che non lascia scampo, dove ogni speranza di redenzione sembra destinata a sprofondare nelle acque gelide del Clyde.

Recensione

Foto di Free-Photos da Pixabay

Ora che avete letto la trama, ditemi come dovevo affrontare un libro del genere. Ci ho messo un po’ a finirlo, son sincera, perché non mi sono affezionata subito all’ispettore McCoy. Questo poliziotto ha questi modi burberi che, io penso, o li ami o li odi. Non c’è via di mezzo. Il problema è che io non ho ancora capito da che parte mi trovo. L’intento di Alan Parks è sicuramente quello di descrivere in modo crudo e del tutto onesto questo mondo fatto di corruzione, prostituzione e droghe, e l’ha fatto egregiamente.

Mentre leggevo certe immagini mi sono rimaste così impresse che dovevo fermarmi e riprendere in un secondo momento. Son facilmente suscettibile, lo so. D’altra parte però tifavo per McCoy, perchè riuscisse a trovare il modo per incastrare il colpevole, evidente e chiaro fin da metà indagini. Forse è per questo che son riuscita a finirlo, perché speravo che la verità venisse a galla, cosa non scontata fino a quasi fine libro.

Mccoy e Cooper: un amicizia che va al di là di tutto?

Una della cose che mi hanno colpita per tutta la lettura del libro e che si nota fin dalle prime pagine è questo legame che c’è tra il protagonista e il ‘capo’ della prostituzione, nonché suo amico fin dall’infanzia. Si sono conosciuti infatti all’interno dell’istituto nel quale entrambi sono cresciuti. Fin dai primi giorni Cooper si è preso cura del nostro ispettore e questo ha permesso ai due di conoscersi e di restare amici anche da adulti. Una volta usciti, hanno preso due strade completamente diverse, uno è entrato in polizia quasi per caso e l’altro si è nascosto tra i centri benessere dove lavoravano le prostitute e la droga. McCoy conosce bene il mondo del suo amico, lo frequenta e questo gli permette durante le indagini di pestare i piedi giusti, di trovare piste nonostante non sempre sia stato capito.

Io ho visto un rapporto pulito, sincero e profondo che va al di là di quello che hanno deciso di fare della propria vita i due amici, tanto che alla fine del libro il nostro Cooper aiuta l’ispettore in un modo inaspettato. Non sarebbe bello che nella vita di ognuno di noi ci sia un amicizia così, libera da qualsiasi forma di giudizio, che sia solo accettazione, rispetto e lealtà?

Cosa ne penso?

Tutto sommato il libro mi è piaciuto. Ritrovarmi coinvolta in questo mondo grigio e corrotto, mi ha fatto capire che non sempre tutto è giusto o sbagliato, bianco o nero e che niente è perfetto. A volte anche i legami più improbabili diventano quelli più importanti, a volte bene e male si confondono e niente è sicuro come sembra.

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Collaborazione – La stessa rabbia negli occhi di Manuela Chiarottino

É strano, a volte è come una battaglia silenziosa che si combatte proprio contro chi amiamo di più e da cui vorremmo essere amati più di ogni altra cosa.

Manuela Chiarottino

Era da un po’ di tempo che non leggevo un libro come quello di cui vi parlo oggi, ma sono felice di averlo fatto e di essermi innamorata dei personaggi. Il libro si intitola “La stessa rabbia negli occhi” e mi è stato gentilmente inviato in versione digitale dall’autrice, Manuela Chiarottino, che ringrazio infinitamente. Se vi appassionate facilmente alle storie che leggete nei libri e se amate i lieti fine, questo libro fa certamente per voi. Ora ve ne parlo!

Trama

Quando Luna si imbatte per la prima volta in Alex, in piedi davanti ai binari della stazione, ha subito la sensazione che loro due condividano la stessa rabbia e lo stesso livore per la vita. Certo, lei non conosce nulla del passato del nuovo arrivato in città, ma è proprio la percezione che ha di lui a spingerla ad accettare, man mano, la sua vicinanza. Fino a quel momento, il mondo di Luna è stato Raffaele, il suo migliore e unico amico, con cui condivide le sofferenze di una famiglia allo sbando e una vita scolastica infernale. Se Raf ha un padre inesistente e dei bulli che lo tiranneggiano per la sua omosessualità, Luna si sente bloccata in un dolore che non sa superare. Ma Alex è diverso, con lui Luna si sente finalmente amata, capita, addirittura bella. Pronta a dimenticare l’ombra della sorella perfetta dietro cui ha sempre vissuto. Tutto sembra volgere per il meglio, ma il destino ha ancora in serbo delle carte da giocare e una reazione a catena di eventi scoperchierà i segreti del passato. Riusciranno l’amore e l’amicizia a fare la differenza? Perché forse la perfezione non esiste per davvero: bisogna solo amarsi per quello che si è.

Recensione

Appena ho iniziato a leggere il libro ho capito che avrei trovato tanto di me in questa storia e così è stato. Il romanzo inizia con l’incontro, in circostanze non proprio felici, tra due persone: Alex e Luna. Si presentano, si scambiano due parole per poi ritornare ognuno alla propria vita. A scuola però Luna lo rivede: quel ragazzo misterioso, quasi tenebroso, frequenta la sua stessa scuola. Luna, incuriosita più che mai da quel compagno così assente dalla realtà, cercherà in qualunque modo di capire cosa lo tormenta. Così, tra il tentativo di dissuadere l’amico Raffaele da scelte affrettate, il rapporto burrascoso con il padre e la nuova compagna e la depressione della mamma, Luna riuscirà a innamorarsi.

Due personaggi tormentati

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Luna e Alex sono due personaggi molto diversi ma simili sotto un’aspetto importante, che è quello che caratterizza la storia: sono tormentati dal loro passato.
Luna ha perso la sorella Stella a seguito di un incidente di cui non si sono mai chiarite del tutto le circostanze; sa solo che, avendo perso il controllo dell’auto, è uscita di strada, lasciando la vita e tutti i suoi cari al loro destino. La ragazza non ha mai trovato un motivo valido per superare la morte di Stella e non ha mai capito come sfogare la rabbia e il dolore. Lo fa tagliandosi, convinta che il provar dolore sia la giusta punizione per non essere perfetta come Stella, per non aver mai imparato da lei, per non averla più al suo fianco.

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Alex invece ha qualcosa di più profondo da risolvere, un conto in sospeso con sé stesso e con i suoi sensi di colpa dovuti alla morte del padre. Non parla mai della sua famiglia con Luna, non vuole darle altri pensieri. Nonostante lui per lei sia una spalla su cui piangere, non vuole che lei diventi lo stesso per lui. Così non le dice la verità fino alla fine, fino a quando non si sente scoppiare. La vita lo metterà più volte davanti a situazioni spiacevoli, compromettendo ancor di più il suo futuro, perché il destino, con lui, ha sempre giocato d’anticipo. Il suo unico difetto, se così possiamo chiamarlo, è che ama giocare il fuoco. La copertina, su cui non voglio dilungarmi troppo, è secondo me un chiaro indizio, ma si capisce bene solo alla fine del romanzo.

Entrano in sintonia quasi subito. Alex vede in Luna una persona fragile, da proteggere, da amare; Luna vede in Alex la ragione per cercare di lasciarsi tutto alle spalle. Ma sa che non può farlo senza di lui. In genere non amo i personaggi troppo tormentati, ma loro due mi sono piaciuti da subito. Tolto il fatto che mi rivedo tanto in Luna per i problemi che ha con la madre, ammetto di aver letto poche volte libri così intensi e con personaggi così ben delineati.

La storia: i cliché influiscono sull’intensità?

Questo romanzo ha tanti cliché, ma quale libro non li ha? La particolarità, il pregio, chiamatelo come volete, è che i cliché in questo libro non si notano. Il ragazzo misterioso e la ragazza tormentata dal passato e desiderosa di riscatto sono solo il condimento della storia. Il lettore si concentra sulle dinamiche che portano i due giovani a scontrarsi con la vita in così tenera età, piuttosto che a “criticare” la presenza di cliché che è quasi inevitabile.

Raffaele, l’amico omosessuale

Ho apprezzato talmente tanto Raffaele che, se fosse reale, vorrei davvero essere sua amica. Raffaele è un ragazzo dolce, tenero, sognatore e innamorato della vita. Sorride sempre, anche quando quest’ultima lo mette in situazioni spiacevoli; lui non molla. Crede però di aver un difetto: essere attratto dagli uomini. A scuola non fanno altro che prenderlo in giro, tutti i ragazzi di cui si innamora lo bidonano e la madre sembra non accettare questa caratteristica del figlio. L’unica a sostenerlo, a proteggerlo e a incoraggiarlo è Luna, dolce e tenera come solo lei sa essere. Sarà proprio lei a salvarlo quando, in un giorno qualunque, qualcuno tenta di metterlo in ridicolo in un modo davvero squallido. Perchè Luna e Raffaele sono come fratelli e i fratelli non si abbandonano mai.

Cosa ne penso?

Penso che questo libro sia davvero un’ottimo compagno per tutte quelle persone che credono di non farcela, che pensano di non poter sopportare il dolore, che pensano di non essere all’altezza di questa vita. Io sono convinta che un libro così possa insegnare a tanti che la vita, imprevedibile e bastarda, prosegue per la sua strada; sta a noi cambiare le carte in tavola e giocare a nostro vantaggio.

Luna e Alex ci insegnano che l’amore esiste e che la morte non può in alcun modo spezzarlo. Consiglio il libro a tutti coloro che amano i romanzi, le storie drammatiche e i personaggi tormentati: “La stessa rabbia negli occhi” fa al caso vostro.

Voto: 5/5

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GDL di Passione Libri – L’enigma della camera 622 di Joel Dicker

Quando si vuole veramente credere a qualcosa, si vede solo quello che si vuole vedere.

Joel Dicker

Forse questa recensione arriva un pò in ritardo, ma come dicono, meglio tardi che mai. Alessia, creatrice di Passione Libri, presa dai mille impegni, ha preso la decisione di farsi aiutare da me, Marina. Forse la cosa più ovvia e giusta da fare è quella di scrivere due parole su chi sono.

Chi è Marina?

Sono Marina, ho 26 anni, vivo nella provincia di Vicenza. Mi sono catapultata nei libri fin da piccola, leggendo tutto ciò che mi capitava tra le mani e devo essere sincera, mi hanno salvato tantissimo, sono stati tante volte il mondo in cui rifugiarmi. Come avrete capito, leggo di tutto tranne, forse, il genere fantasy e i saggi. Spero di ricoprire questo ruolo di collaboratrice nei migliori dei modi e di aiutare Alessia a gestire questo blog. Avrete modo da soli di capire se ha fatto la scelta giusta. Sappiate solo che ci tengo e mi ritengo veramente onorata.

Ora, fatte le presentazioni, torniamo a noi…

Il libro

L’enigma della camera 622 è stato scelto per il mese di settembre e ha entusiasmato il gruppo lettura fin da subito, memori dei capolavori di Dicker come “La verità sul caso Harry Quebert” o “La scomparsa di Stephanie Meyer”. Proprio per questo tutte abbiamo trovate dei parallelismi con il suo libro più famoso, il primo citato, e questo ci ha un po’ deluse, ma non troppo.

Trama

Un fine settimana di dicembre, il Palace de Verbier, lussuoso hotel sulle Alpi svizzere, ospita l’annuale festa di una importante banca d’affari di Ginevra, che si appresta a nominare il nuovo presidente. La notte della elezione, tuttavia, un omicidio nella stanza 622 scuote il Palace de Verbier, la banca e l’intero mondo finanziario svizzero. L’inchiesta della polizia non riesce a individuare il colpevole, molti avrebbero avuto interesse a commettere l’omicidio ma ognuno sembra avere un alibi; e al Palace de Verbier ci si affretta a cancellare la memoria del delitto per riprendere il prima possibile la comoda normalità.

Quindici anni dopo, un ignaro scrittore sceglie lo stesso hotel per trascorrere qualche giorno di pace, ma non può fare a meno di farsi catturare dal fascino di quel caso irrisolto, e da una donna avvenente e curiosa, anche lei sola nello stesso hotel, che lo spinge a indagare su cosa sia veramente successo, e perché, nella stanza 622 del Palace de Verbier.

Recensione

Marina

Foto di Pexels da Pixabay

Riassume bene la frase nel retro copertina questo romanzo: quando si vuole credere a qualcosa, si vede solo quello che si vuole vedere. Che spettacolo di libro! Se siete tentati/e a prenderlo, fatelo perché non ve ne pentirete assolutamente!
Avevo già letto gli altri di due libri che hanno reso famoso Dicker, quindi sapevo già che mi sarebbe piaciuto.. e infatti anche qui lo Scrittore narra gli eventi in maniera così fluida, scrive in modo così intrigante che non riesci più a staccarti dal libro!
Parlando della trama, qui viene raccontato il modo in cui Joël indaga su questo omicidio avvenuto 15 anni prima, nell’albergo dove ha deciso di trascorrere del tempo per scrivere il suo libro. Grazie alla sua assistente Scarlet, riesce a venire a capo di questa matassa di intrighi e verità mai certe. Quando sei sicuro di aver capito chi è il colpevole, Dicker riesce con quasi nonchalance a portare il lettore a ricredersi e far continuare così a leggere questo meraviglioso libro, fino al finale che non è assolutamente così scontato.

Che dire.. promosso a pieni voti! Rientra sicuramente in quei libri che rileggerei con entusiasmo! É entrato a far parte dei mei preferiti nonostante tutto perché adoro lo stile di Dicker e la sua fluidità nello scrivere e raccontare senza far perdere il filo al lettore. Grazie Dicker!

Marina

Marta

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Ho trovato questa lettura molto scorrevole, nonostante le tante pagine sono riuscita a concludere velocemente il romanzo. La trama non mi è sembrata così tanto coinvolgente come quella de “La verità sul caso Harry Quebert”, ma è stata comunque interessante e nel complesso una lettura piacevole che consiglierei.

Marta di Vita da Universitaria
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Passione Libri

Il libro mi ha incuriosita da subito è inutile dire che mi è piaciuto tantissimo. Lo stile di Dicker non si tradisce mai, anche se in questo romanzo ho trovato molte più somiglianze con la verità sul caso Harry Quebert rispetto ai suoi altri libri.
Anche qui abbiamo la storia di uno scrittore, che stavolta corrisponde con l’autore stesso, che decide di trascorrere una vacanza per riflettere in un hotel in cui 15 anni prima è stato commesso un crimine. Ci sono riferimenti a verità celate, come ad esempio la stanza 622, ma inizialmente lo scrittore non ci fa caso. Grazie a Scarlet riuscirà a porsi le domande giuste e a risolvere L’enigma che circonda l’hotel da tanti anni.
Mi è piaciuto ma non è il mio preferito dell’autore. Lo consiglio ma non lo rileggerei una seconda volta. Ho preferito la verità sul caso Harry Quebert, ma credo che quella sia una storia ineguagliabile
.

Alessia

Vedrete parecchie novità nei prossimi mesi, io e Passione Libri abbiamo già aggiunto parecchi libri nella nostra Wish List. Per scoprire quali sono, seguiteci nel nostro profilo Instagram!

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Mia è tornata nel nuovo libro di Federica Bosco, “Un angelo per sempre” – Con spoiler!

La nostra storia era stata breve e intensa come un passo a due, ed era così che amavo ricordarlo: io e lui che ballavamo su un palcoscenico, illuminati da un unico riflettore che ci accompagnava fino all’uscita di scena, dove ci guardavamo negli occhi e ci promettevamo amore eterno.

Federica Bosco – Un angelo per sempre

Non avrei mai pensato di ritrovarmi qui a scrivere una recensione (se così si può chiamare) sul seguito della trilogia di Mia e Patrick, quella trilogia che tanto ho amato e che mi ha letteralmente salvata. Era il 2013 quando lessi per la prima volta “Il mio angelo segreto”, il secondo libro. Recuperai con il primo in una giornata di maggio, mentre andavo in gita con la classe di mio fratello minore. Lo lessi tutto durante quel viaggio. Ricordo quanto stavo male, devastata dalla punizione che mi era stata inferta da una persona a me vicina: mia mamma. Lei non aveva piacere che io leggessi, ma ne avevo bisogno, così comprai anche il terzo libro. Lei, vedendo che Mia e Patrick mi stavano pian piano dando il coraggio di lottare per salvarmi, prese il libro e me lo distrusse. Da quel giorno sono nata io: Passione Libri.

Perché Passione Libri?

Non avrei mai permesso più a nessuno di rompermi un libro o semplicemente di vietarmi qualcosa. Così presi coraggio, lottai per la mia libertà e vinsi. Tutto questo grazie a Mia e Patrick. Sembra assurdo, ma quando il mondo ti sta crollando addosso, hai bisogno di qualcosa o di qualcuno che ti salvi. Io non avevo nessuno, il mio ragazzo non potevo in alcun modo vederlo o frequentarlo, le amiche non potevo sentirle perché il mio telefono era stato distrutto dalla ruota della macchina di mia mamma ed io ero sola. In quel periodo, con me, c’erano solo loro: Mia e Patrick. Finii la trilogia con l’amaro in bocca, sperando di trovarli sul grande schermo in futuro. Ma l’autrice aveva in serbo qualcosa di più bello.

Serva me. Servabo te, ci eravamo promessi. “Salvami, ti salverò” e poi era svanito in una palla di luce dorata.

Federica Bosco – Un angelo per sempre

9 anni dopo…

A distanza di nove anni Federica ha annunciato l’uscita di un nuovo libro, la conclusione di una trilogia già conclusa. Sembra strano, qualcuno può essere anche scettico, eppure è la miglior conclusione che io potessi desiderare. Un finale alternativo che dimostra una volta per tutte che l’amore vince tutto e sempre, anche la morte.

Omnia vincit amor.

Federica Bosco – Un angelo per sempre

Trama

Mia ha ventiquattro anni, balla con l’American Ballet Theatre di New York e vive con Adam. Ma il loro iniziale idillio pare essersi trasformato in ben altro: si vedono poco, quando sono insieme spesso litigano, le reciproche carriere li hanno messi di fronte a molte difficoltà. Adam non è riuscito a sfondare davvero, mentre Mia, che ha lavorato duramente, è prossima a un traguardo. Ecco però che quando l’obiettivo sembra a portata di mano, un imprevisto ferma i suoi piani e la getta nello sconforto più nero. Ma a volte la vita offre inattese opportunità e apre porte che non si credeva esistessero: quella che sembrava una battuta d’arresto può trasformarsi in un’occasione per pensare, per allentare la tensione che la stritola, per riflettere sulla strada che ha scelto di percorrere e magari per riscrivere il futuro. Tanto più se il destino ha deciso di riservarle un incontro molto speciale. Con qualcuno che le ricorda in tutto e per tutto una persona che appartiene a un passato lontano, molto lontano…

Recensione

In nove anni sono cambiata tanto, sia in termini caratteriali che in gusti letterari. Ho smesso di leggere romanzi rosa circa quattro anni fa per buttarmi sui thriller e i gialli. Nel mio cuore, però, la storia di Mia e Patrick non è mai svanita. Ricordo a memoria i passaggi di tutti e tre i libri, cosa che solitamente non mi accade. Ricordo per filo e per segno anche le emozioni che provavo quando leggevo, quando evidenziavo le frasi o, semplicemente, quando ci pensavo. Non avrei mai pensato, anche se infondo ci speravo, di leggere un finale diverso a distanza di anni. Eppure, eccomi qui a parlarne.

La protagonista è riuscita ad andare avanti?

Mia ha 24 anni e balla a New York. Convive con Adam da sette anni e sembra follemente innamorata di lui, anche se tra loro va tutto storto: si vedono poco, non stanno mai insieme e discutono la maggior parte del tempo. Mia, nonostante abbia voltato pagina e cambiato vita, porta sempre nel cuore il suo primo amore. Nessuno a New York conosce il suo passato, ma lei non può ignorarlo. É una ragazza forte ma non abbastanza per riuscire a cancellare del tutto i suoi sentimenti. Anche quando la vita le mette i bastoni tra le ruote un’altra volta, o forse di più, Mia ha sempre accanto il suo profumo di fragole e il suo angelo custode. Che la salva. Come si erano promessi.

Patrick e il suo profumo di fragole

Patrick ha fatto una promessa a Mia e a tutte le persone che nel momento del bisogno le stavano accanto: lui ci sarebbe sempre stato. Mia sapeva che si sarebbe manifestato con il profumo di fragole, ma ho avuto come l’impressione che se lo fosse dimenticato. Come biasimarla, dopo sette anni i dettagli sfuggono, ma come mai non si ricorda delle fragole? Nel libro sembra proprio che lei non capisca da cosa proviene: lo sente quando è in ospedale, lo sente quando sta per ballare, quando è triste e quando litiga con Adam. Patrick è sempre con lei, ma come mai lei non lo vede? Quello che ho ipotizzato è proprio che Mia sappia che Patrick in realtà è lì con lei. Il suo angelo custode non l’ha mai abbandonata. Nemmeno quando un taxi sta per investirla e Nathan compare all’improvviso nel suo giubbotto nero…

Provavo un senso di calore e pace sulla pelle. Una cosa piacevole e bella, che mi fece pensare alle braccia di Patrick. Mi voltai di scatto. Per un istante mi ero sentita osservata.

Federica Bosco – Un angelo per sempre

Fantasia o realtà?

Non ho mai capito se Mia sentisse davvero Patrick parlarle nella sua quotidianità oppure se lo immaginasse. Quello che so per certo è che ho sempre creduto Patrick fosse davvero con Mia. Quando Patrick è entrato nella palla di luce dorata, dopo l’ultima notte nel posto che condivideva con la sua amata, non è più comparso materialmente nella vita di Mia, ma ha solo lanciato dei segnali. Uno dei quali è proprio Nathan, il suo sosia. Le coincidenze sono troppe, Patrick corrisponde a Nathan e viceversa, ma non sapremo mai se è davvero lui. Se lo hanno trovato in mare privo di sensi, se l’hanno portato lontano e se ha perso la memoria… sappiamo solo che quasi tutto corrisponde. É realtà o fantasia? Questo lo decidono i lettori, che hanno davvero libertà di interpretazione.

Cosa ne penso?

Foto di Tú Anh da Pixabay

Ho divorato questo libro in due giorni (l’avrei finito in qualche ora se avessi dovuto lavorare) quindi potete immaginare quanto mi sia piaciuto. La scrittura della Bosco molto lineare, semplice, a tratti introspettiva. Ho ritrovato i personaggi così come li ho lasciati nove anni fa. Le emozioni provate erano le stesse, anche se, date le circostanze nettamente migliori della mia vita, ho apprezzato molto di più gli eventi. Sono rimasta senza parole dalla bellezza e dalla completezza di questo scritto. Nonostante sia un sequel non programmato, è all’altezza dei precedenti (se non addirittura migliore) e dona ai lettori piccoli pezzi di passato senza fare spoiler. Incuriosisce, incanta, innamora ma senza mai illudere. Perchè nonostante la vita di Mia sia cambiata, i drammi per lei non sono finiti. Perchè la vita è cosi: prende e dà indistintamente. L’unica cosa che vince sempre è l’amore.

Non tutti hanno la fortuna di fare quello che amano, e se accidentalmente il lavoro che fai ai massimi livelli è anche il più bello del mondo, hai un debito nei confronti della vita e del destino.

Federica Bosco – Un angelo per sempre

Mi è piaciuto tanto. É proprio quello che volevo leggere. Come sempre Mia è arrivata nel momento del bisogno a donarmi un po’ di luce.

Un grazie all’autrice

Voglio ringraziare Federica Bosco per avermi salvata. Gli autori quando scrivono, lo fanno per trasmettere qualcosa. In questo caso, Federica ha letteralmente salvato la mia vita. Probabilmente, se Mia e Patrick non mi avessero dato il coraggio di affrontare la situazione che stavo vivendo in casa, ora non sarei qua a parlarvene. Il loro amore mi ha dato la forza di lottare per il mio. Quindi, grazie Federica per la splendida persona che sei e per i bellissimi libri che ci regali, per le parole che scrivi, per la persona che sei.

Non posso dare un voto a questo libro; ha già tutta la mia anima.

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Collaborazione – Appunti di un’agenda scritta in stazione di Alessia Viviani

Io sono innamorata della parte peggiore di me; è per questo che in un semplice “sei bella” non mi riconosco.

Alessia Viviani

É con immensa gioia (e ancor più immenso ritardo) che finalmente vi parlo del libro di Alessia Viviani intitolato “Appunti di un’agenda scritta in stazione”. L’autrice, molto disponibile e altrettanto paziente, ha atteso mesi prima di leggere questa recensione e io ho impiegato mesi a terminare il suo libro. Non perché quest’ultimo sia brutto, anzi! É solo scritto molto piccolo! Non so perché ma il mio Kindle visualizzava il file in maniera sbagliata e, anche se provavo ad ingrandire i caratteri, non c’era verso di portarlo alla normalità. Quindi mi sono armata di pazienza e costanza e, una pagina al giorno (perché di più non riuscivo assolutamente) ho portato a termine la lettura… e CHE LETTURA!

Trama

Mi chiamo Alessia, ho trent’anni e vivo di tutto ciò che mi resta dentro. Questo è il mio primo libro. La mia prima storia, Forse non lo è nemmeno visto che pare siano solo appunti qua e là. Eppure si tratta della mia vita, dei miei sogni, delle mie persone, delle mie canzoni, dei miei concerti e di tutto ciò che può girare intorno al cuore. Il mio cuore. Non prometto grandi cose, ma qualcosa che vi possa dare anche solo un buon motivo per sentirvi fieri di quello che siete. Che sia un sogno, una storia, una canzone. Se ci sono riuscita io, non è detto che ci riescano tutti a volersi un po’ più bene, però il primo passo è provarci. E’ crederci, E’ aver paura e sentirla tutta, è piangere, è sorridere e vivere. Questo libro racconta di vita, probabilmente di vita che resta.

Recensione

Il libro di Alessia non è un romanzo, nemmeno una raccolta di racconti. Quando ho letto la trama per la prima volta, quello che mi ha incuriosita di più è certamente il fatto che l’autrice si palesa ovunque. Non esiste un narratore, non esistono protagonisti, non esistono ambientazioni o situazioni: in questo libro c’è Alessia e nessun’altro. Appena ho iniziato a leggerlo, a parte la fatica dovuta al carattere troppo piccolo, ho provato una serie di emozioni che faccio fatica a descrivere. Ci provo, però, per restituirvi un’idea diversa da quella a cui siamo abituati: non serve sempre un filo narrativo per colpire il lettore. Mi spiego: se la storia ha un inizio e una fine è obbligatorio avere un narratore, ma se la storia ha un inizio ma non ha una fine allora no. In questo caso, in questo libro di emozioni, il narratore non è stato necessario: Alessia è stata in grado di raccontarsi da sola.

I racconti che sembrano appunti: qual è la differenza?

Foto di Pexels da Pixabay

Ho voluto fare questa sezione in particolare perché ci tengo a sottolineare il significato del titolo. Perché l’autrice ha voluto intitolare “Appunti di un’agenda scritta in stazione” e non “Racconti scritti in stazione”? Semplice. Il racconto è strutturato, calcolato, pensato; l’appunto no, l’appunto si prende e si scrive così come viene. Un po’ come a scuola: mentre la professoressa spiega, l’alunno prende appunti ma li sistemerà solo in un secondo momento. Anche quando questi appunti verranno sistemati, con colori e con ordine, l’alunno continuerà a ricordarsi l’argomento solo grazie a quello che ha scritto di getto. Sembra strano da dire, eppure è così. In questo libro la particolarità sta proprio nel fatto che nessun pezzo è calcolato: sembrano veri e propri appunti presi di getto. Attenzione! Con questo non voglio dire che siano brutti… anzi! A parere mio sono sinceri, non finti, reali.

Io non posso dire se ciò che leggo è reale o meno perché non conosco il vissuto dell’autrice e non so se ha davvero deciso di inserire la sua vita in un libro, ma da lettrice voglio credere che sia così. Perché è palese quanta intimità, quanta emozione e quanta voglia di esplodere al mondo ci sia in questo libro. Mentre leggevo, mi sono sempre immaginata Alessia in treno a scrivere con la penna nera questi appunti sulla sua agenda. Giuro che è un’immagine che mi ha accompagnata per tutto il tempo.

C’è un racconto che ho amato di più?

Sì, c’è un racconto che ho amato e che tutt’ora qualche volta rileggo (strano eh, io non rileggo quasi mai). “Favola del dolore” è quello che mi ha fatta scoppiare in lacrime. Mi sono dovuta fermare dalla lettura perché ero troppo emozionata per proseguire. Quando si tratta di dolore, di ospedale, di malattia e di morte io faccio fatica a contenermi e scoppio. Scoppio perché è ciò che temo di più in assoluto: l’inguaribile. Questo racconto, seppur abbia un finale aperto, mi ha lasciato l’amaro in bocca.

Ho apprezzato tanto anche gli appunti presi in 30 giorni diversi. Quelli mi davano un senso di continuità, quasi fossero capitoli in successione. Li ho divorati, nonostante le continue interruzioni di cui vi parlavo sopra. Alessia ha una capacità poetica davvero grande. La seguo su Facebook e ogni giorno scrive cose che mi fanno riflettere tantissimo!

In conclusione: consiglio il libro?

Assolutamente sì! Non fatevi intimorire dalla mia precisazione riguardo il carattere troppo piccolo: quello è stato un mio problema. Normalmente il libro si vede e legge bene. Come ho già detto, l’autrice ha la capacità di entrare dentro all’anima del lettore e scavarla a fondo. La sua genuinità e la sua sincerità fanno sì che non solo i suoi racconti risultino veritieri, ma che colpiscano i lettori. Io sono rimasta affascinata e, grazie a questo libro, ho avuto modo di stringere amicizia con Alessia, che è una gran bella persona.

Consiglio il libro a tutte quelle persone che si sentono insicure, che hanno problemi e non sanno come affrontarli, che si sentono sole. Questi “appunti” hanno la capacità di forgiare, di incoraggiare, di consolare e di sollevare chiunque. Anche i più insensibili.

Voto: 5\5

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In Libri

Libri per bambini (3-6 anni) – Io dormo da solo di Irene Marzi

Mamma, da stasera io dormo da solo!

Irene Marzi – Io dormo da solo

Ringrazio Irene di Bimbi Creativi per avermi contattata e avermi dato la possibilità di parlare del suo libro per bambini, in uscita a metà ottobre ma già pre-ordinabile su Amazon! Ho accettato di leggerlo e recensirlo perché tratta di un argomento molto sentito dai genitori ma anche dai bimbi: l’ora della nanna!

Siamo stati tutti bambini e tutti ricordiamo quanto fosse caldo, morbido e accogliente il letto dei genitori. Anche chi ha fratelli o sorelle più piccoli sa per certo che quello del lettino è uno degli argomenti più discussi in famiglia! I genitori poi… loro sono i protagonisti di questa storia (sempre a lieto fine). Siete curiosi di conoscere questo bellissimo racconto? Ve ne parlo!

Trama

Copertina “Io dormo da solo”


Quando finisce la cena e arriva l’ora di fare la nanna tutti i bimbi vanno a dormire nei loro lettini. Tutti tranne Giulio, che ancora preferisce il lettone di mamma e papà…
Il suo amico Lettino è molto triste, vorrebbe che Giulio venisse a dormire da lui, ma a nulla servono giocattoli e coperte colorate. Come convincerlo che anche il lettino è altrettanto caldo e morbidoso?

Recensione

Giulio e il suo lettino!

Il protagonista del libro è Giulio, un bambino che non ne vuole sapere di dormire nella sua stanza. Il suo letto, infatti, ogni sera lo aspetta felice ma quando capisce che il suo amico bambino non arriverà, si rattrista molto. Fa di tutto per conquistare la sua fiducia: si fa cambiare le lenzuola e si fa riempire di pupazzi. Niente di tutto ciò sembra funzionare. Così un giorno il lettino di Giulio decide di scambiarci due chiacchiere per convincerlo che anche lui è caldo e morbido come quello di mamma e papà. É proprio dopo aver testato per la prima volta il suo lettino, che Giulio capisce di voler iniziare a dormire da solo.

L’ora della nanna

L’ora della nanna è per tutti il momento più desiderato della giornata. I genitori possono finalmente riposare sul divano sorseggiando una tisana calda, mentre i bambini possono ricaricare le energie per poter giocare in piena forma il giorno successivo. Ma se fosse tutto così semplice, probabilmente adesso non vi starei parlando di questo libro. Seppur l’ora della buonanotte sia il momento più piacevole, i bambini non ne vogliono sapere. Loro continuerebbero a giocare, disegnare, colorare e canticchiare per tutta la notte, ma tutto ciò non è certamente possibile. Così entra in gioco il famoso compromesso: “voglio dormire nel tuo letto”. I genitori perdono il loro spazio e i bambini ne acquisiscono uno nuovo: il lettino caldo e morbido della mamma e del papà.

Il letto dei genitori, un must dell’infanzia

Uno dei passi dell’infanzia è certamente quello di passare qualche notte accoccolati sotto il piumone di mamma e papà. La convinzione è spesso quella che il letto dei genitori sia meglio del proprio lettino. Oppure, molte volte, la voglia del letto grande è determinata dalla paura del buio e della solitudine. Quando io ero piccola, ad esempio, vedevo il mio letto solo e lo sentivo freddo, in una stanza che mi sembrava enorme. Quindi correvo nell’altra stanza e, ignara di quanto fosse dannoso per me, mi accucciavo tra i miei genitori e mi addormentavo serena. Poi un giorno, da sola, ho capito che quello che stavo facendo non era affatto giusto; così pian piano ho deciso di cominciare a dormire da sola. Proprio come Giulio.

Consiglio il libro?

Foto di 2081671 da Pixabay

“Io dormo da solo” mi è piaciuto davvero molto perché è semplice, intuitivo e ben scritto. Consiglio il libro a tutti quei genitori di bambini che proprio non ne vogliono sapere di dormire da soli. Leggendo la storia di Giulio insieme, si convinceranno di non essere gli unici ad avere paura del proprio lettino e cercheranno di assomigliare al protagonista, dando alla propria cameretta una possibilità. Questo libro è certamente un aiuto importante per chi non riesce, attraverso le proprie parole o i propri gesti, a convincere i figli ad abbandonare il “lettone”. É una lettura che i genitori possono affrontare con i propri bambini per far capire loro che anche il lettino, seppur più piccolo, è molto accogliente.

Ultime, ma non meno importanti: le illustrazioni!

Le illustrazioni sono state realizzate da Nicoletta Manno nell’ambito del corso di illustrazione per l’infanzia tenuto da Anna Laura Cantone presso lo IED. Sono davvero molto belle e suggestive… non sapete quanto mi hanno ricordato i momenti in cui, da bambina, sfogliavo libri pieni di immagini e colori!

Ti ho incuriosito? Preordina il libro!

É sempre una grande emozione, per me, parlare di libri per bambini e aiutare i genitori in questa ardua scelta. Perché diciamolo… i libri per bambini sono così tanti che scegliere quello giusto al omento giusto è difficilissimo! Però, se pensi che per te e il tuo bimbo sia il momento giusto per leggere “Io dormo da solo”, non ti resta che preordinarlo!

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Collaborazione – Il puledro di Castagneto di Alessandro Zelioli

La storia dell’uomo che corse le Mille Miglia a piedi

Non amo la storia e probabilmente non riuscirò mai ad amarla, ma questo libro l’ho letto tutto d’un fiato. Nonostante non sia il mio genere, mi sono appassionata subito al racconto di Alessandro in merito a Costantino Seggioli, l’uomo che ha corso le Mille Miglia a piedi. Questo libro di poche pagine mi ha permesso di imparare davvero tante cose e sono davvero felice di averlo letto e apprezzato così tanto.

Un passo indietro: cos’è la Mille Miglia?

La Mille Miglia è stata una competizione automobilistica stradale di granfondo disputata in Italia in 24 edizioni tra il 1927 e il 1957. Si trattava di una gara di velocità in linea con partenza e arrivo a Brescia in cui i concorrenti arrivavano fino a Roma attraverso il centro-Nord Italia.

Fonte – Wikipedia

Il libro racconta una storia vera. La storia di un uomo che è stato dimenticato e che è “rinato” solo grazie ad Alessandro che, dopo essersi appassionato alle vicende di Cosimo, ha deciso di raccontare la sua vita. Una vita davvero particolare.

Trama

Copertina del libro

La storia di Costantino Seggioli è nota a pochi, anche tra gli appassionati della Mille Miglia, la corsa di velocità su strada più famosa al Mondo. Un vero peccato, perché questo piccolo uomo che nel 1938 corse la Mille Miglia a piedi per pubblicizzare la XII edizione di una competizione che si stava rinnovando e per fare un favore all’amico Renzo Castagneto, meritava giustizia.
Poco meno di due mesi gli sono serviti per correre gli oltre 1.600 chilometri del percorso che, al suo arrivo, anche le vetture avrebbero percorso, ma in poco più di dodici ore. Seggioli tenne fede al suo intento e durante il lungo peregrinare per l’italico stivale, scrisse un diario nel quale raccolse episodi al limite del fantastico dei quali fu protagonista. Uomo poco avvezzo al lavoro, viveva di espedienti ed ebbe una lunghissima carriera militare, non solo con la divisa italiana.


Recensione

Come ho detto a inizio articolo, non amo la storia. É una di quelle materie che non ho mai sopportato perché faccio molta fatica a ricordare e collegare gli eventi. Nonostante io non accetti mai collaborazioni per romanzi storici, questa volta ho voluto provare. Ne sono rimasta davvero felice.

Foto Olympia

Alessandro ha raccontato la storia di un uomo particolare, volenteroso e poco esigente, che ha compiuto una missione quasi impossibile: ha percorso a piedi le Mille Miglia. Si era prefissato l’obiettivo di voler arrivare insieme alle macchine e, dopo momenti di titubanza e attimi di ripensamento, ha portato a termine il suo desiderio. Costantino mi è sembrata una persona davvero strana, ma di gran cuore. Viveva alla giornata, non aveva soldi per vivere ma cercava di racimolare qualcosa svolgendo lavori per altri o semplicemente aiutando gli amici. Nel libro c’è addirittura scritto di un evento in particolare che gli ha permesso di avere un “piccolo premio” in denaro… ovviamente non vi dico qual è, per saperlo dovete leggere il libro!

Lo stile dell’autore fa la differenza.

Io credo fermamente che lo stile di narrazione dell’autore questa volta abbia fatto la differenza. Pochi dettagli, ma efficaci, mi hanno permesso di comprendere appieno la vicenda. Probabilmente, se la stessa storia fosse stata scritta in un manuale storico, non l’avrei compresa. Lo stile semplice che Alessandro utilizza fa sì che Costantino entri nel cuore di tutti, anche dei meno appassionati.

Leggere per imparare

Museo Mille Miglia

Al di là che forse, se questa non fosse stata una collaborazione, il libro non l’avrei mai letto a causa dei pregiudizi che ho nei confronti delle vicende storiche, ho capito che per imparare bisogna leggere. Se non avessi letto questo libro, non avrei imparato cos’è la “Mille Miglia”, non avrei conosciuto Costantino e non avrei capito che la storia si può apprezzare. Non bisogna precludere generi per paura di non capire, perché se un autore è bravo si capisce tutto. In questo caso, l’autore è davvero bravo.

Per scrivere questa storia Alessandro ha fatto ricerche, ha contattato i famigliari di Costantino, si è documentato e ha raccolto fotografie (tutte presenti all’interno del libro). Non lo conosceva l’uomo delle Mille Miglia, ma appena ha scoperto che esisteva, ha subito voluto dargli “giustizia” e raccontare al sua storia a quante più persone possibili. Per questo sono qui a parlarvene: per farvi conoscere Costantino Seggioli!

Ho amato questo libro e lo consiglio caldamente a tutti. Si legge velocemente e appassiona molto, anche chi non ama la storia.

Voto: 5\5