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GDL di Giulia e Valentina – Il gioco dell’angelo di Carlos Ruis Zafòn

Sa qual è il bello dei cuori infranti? Che possono rompersi davvero soltanto una volta. Il resto sono graffi.

Carlos Ruis Zafòn

Nel mese di Dicembre, io e il gruppo di lettura di Giulia e Valentina dedicato a Zafòn ci siamo dedicati a “Il gioco dell’angelo”, il secondo libro dei quattro racchiusi nella saga del ‘Cimitero dei libri dimenticati’.

In questo romanzo, il protagonista non è Daniel Sampere, bensì David Martin, scrittore di romanzi che abita sempre nella nostra Barcellona degli anni Venti.

Questo libro non ha niente a che fare con ‘L’ombra del vento‘ a mio parere; ne ‘Il gioco dell’angelo’ abbiamo una storia sicuramente più cupa, malinconica e quasi surreale.

Trama

Il gioco dell’angelo

Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martín cova un sogno, inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore. Quando la sorte inaspettatamente gli offre l’occasione di pubblicare un suo racconto, il successo comincia infine ad arridergli. È proprio da quel momento tuttavia che la sua vita inizierà a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta, esponendolo come mai prima di allora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti, lungo le strade di una Barcellona ora familiare, più spesso sconosciuta e inquietante, dai cui angoli fanno capolino luoghi e personaggi che i lettori de “L’ombra del vento” hanno già imparato ad amare. Quando David si deciderà infine ad accettare la proposta di un misterioso editore – scrivere un’opera immane e rivoluzionaria, destinata a cambiare le sorti dell’umanità -, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria.

[…] il suo nome stampato su un miserabile pezzo di carta che vivrà sicuramente più a lungo di lui. Uno scrittore è condannato a ricordare quell’istante, perché a quel punto è già perduto e la sua anima ha ormai un prezzo.

Carlos Ruis Zafòn

Recensione

La storia: da dove tutto ha inizio

David Martin è un personaggio diverso da Daniel presente nell’Ombra del vento: cinico all’inverosimile, pieno di un tale sarcasmo che lo contraddistingue per il tutto il racconto.

Inizialmente il protagonista ha 17 anni e scrive per ‘La Voz de la Industria‘, giornale di stampa nazionale, dove conosce Pedro Vidal che diventerà il suo migliore amico, ma soprattutto suo mentore. Qui comincia la sua carriera come scrittore perché, anche se con falso nome, scriverà dei racconti racchiusi nella serie ‘Misteri di Barcellona’.

Licenziato a causa del suo successo e grazie allo zampino di Vidal, David trova lavoro presso una casa editrice a nome di Barrido ed Escobillas che tramite un contratto stipulato, accetta di scrivera una serie di romanzi contenuti nella serie battezzata come ‘La città dei maledetti’.

Nel frattempo, visto lo discreto stipendio e la voglia di cambiare, il nostro protagonista abbandona la pensione di donna Carmen e si trasferisce nella casa della torre, abitata precedentemente da Diego Marlasca.

Nel momento in cui il successo comincia a sfuggirgli di mano, entrerà in scena Andreas Corelli, editore francese che propone al nostro amico di scrivere un libro per lui che riguarda una nuova religione, una nuova fede.

Quale sarà il legame tra David e Diego, ma soprattutto Andreas? Scriverà questo libro?

L’amore salva sempre?

Quanto siamo liberi?

In principio sono andata un po’ a rilento, ho trovato la scrittura ‘pesante’, piena di descrizioni, di riflessioni. Son anche dell’idea però, che l’intento di Zafon sia proprio quello: farci entrare in questa storia in punta dei piedi per addentrarsi piano piano negli eventi e capire le scelte di Martin.

Lo scrittore lascia al lettore la libertà di interpretare la figura di Corelli come meglio crede: il nostro editore, anche se Zafon non lo rivela mai, non è altro che Lucifero. E voi penserete… cosa centra il Diavolo in questo libro? Non voglio svelarvi niente perchè vi consiglio di leggerlo, non rimarrete delusi!

Alla fine, David incarna il libero arbitrio, la possibilità di scegliere. L’uomo fino a che punto è in grado di scegliere senza farsi corrompere da denaro, successo e vanità? Quanto è corrompibile l’animo umano? Cosa ci permette di attaccarci alla vita e alla speranza? La risposta è sempre quella… l’Amore. L’amore rende questa vita meno amara, meno dolorosa e ci lascia vivere al meglio.

Cosa ne penso?

Ho adorato anche questo libro, adoro tutta questa saga, adoro Zafòn. Lo ritengo sempre il mio scrittore preferito, l’avrete capito.

Tra le varie opinioni che ho sentito in merito al libro, qualcuno ammette di essere deluso da questo libro, che non è all’altezza de ‘L’ombra del Vento’ . Io ritengo che le due storie non siano paragonabili. Ne “Il gioco dell’angelo”, si parla di dannazione, di tormento, di dolore, di malattia.

Alla fine però, Zafòn ci fa capire che ciò che conta sempre è l’amore, la vita, la speranza, il perdono. Lasciatevi sempre amare, anche quando tutto sembra buio. L’Amore non è altro che la Luce. Vedremo cosa succede nel terzo capitolo: Il prigioniero del cielo sarà la lettura di gennaio.

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Recensione – Effetto domino di Edy Tassi

Nel buio e nel silenzio di quell’orribile stanzone, sentì il proprio cuore battere al ritmo di una nuova consapevolezza.

Effetto domino – Edy Tassi

Ho iniziato a leggere questo libro con una mia amica per senso del dovere, dato che stiamo scrivendo un romanzo molto simile. Le ho proposto la lettura di “Effetto domino” dopo che una cliente a lavoro, acquistandolo, me l’ha caldamente consigliato. Così ho letto la trama di sfuggita, che mi ha incuriosita tantissimo. Ed eccomi qui… a parlarvi di questa bellissima storia d’amore.

Trama

Effetto domino di Edy Tassi

Nascosta dietro l’obiettivo della macchina fotografica, Gloria è sicura di essere intoccabile. E invisibile. Di poter scegliere lei ogni mossa, anche con gli uomini. Seducendoli, amandoli senza inibizioni, e poi lasciandoli prima di poter provare emozioni troppo intense. Prima di poter soffrire. Ma nessuno può sfuggire alla propria storia. E quando il passato la chiama con forza dall’Africa alle sponde scintillanti ed esclusive del Lago di Como, Gloria comincia a seguire le tracce di una verità scomoda, di una storia familiare misteriosa e affascinante. Al centro di tutto c’è l’enigmatica e imponente Villa Visdomini. E un uomo, Marco, che è tentazione pura, pericoloso come il fuoco che divampa tra loro. Questa volta Gloria non può più nascondersi.

Recensione

Non mi aspettavo di certo che questa storia mi avrebbe colpita così tanto. Ho iniziato a leggere il libro armata di evidenziatore e matita con la volontà di imparare qualcosa, ma l’ho finito stesa sul divano a sognare. Non ricordo quando esattamente ho accantonato l’idea di catturare ogni insegnamento per lasciarmi travolgere dalla passione di Gloria e Marco, eppure è successo. Marco e Gloria mi hanno presa e lentamente coinvolta nella loro relazione fatta di passione, di segreti, di attimi intensi e di grande attrazione.

La storia

Gloria, fotografa di mestiere, ha un passato oscuro alle spalle di cui vuole cercare di scoprire qualcosa. Sa solo che la madre, morta giovane, risiedeva a Villa Visdomini sul lago di Como e che una famiglia esiste, in Italia, lontana da lei. Così, dopo la morte del padre ucciso dai debiti del gioco, Gloria lascia l’Africa alla volta di Como. Sarà proprio la curiosità di conoscere il suo passato e la gioventù di sua madre a spingerla, una sera, a varcare furtivamente la soglia della Villa. Grazie alla fotocamera e al teleobbiettivo che ha sempre a disposizione, quella stessa sera Gloria farà la conoscenza della bella figura di Marco, il più giovane dei Galbiati. Quell’incontro segreto e quel corpo perfetto faranno nascere in Gloria un’insolito desiderio.

Gloria riuscirà, grazie all’aiuto di Francesco, amico di famiglia, ad accedere in maniera legale alla Villa e di farsi notare, seppur involontariamente, da Marco. Inizierà tra loro una relazione fatta di travolgente passione impossibile da frenare. La loro storia andrà ben oltre il passato e sarò in grado di portare a galla anche il più nascosto dei segreti.

I personaggi

Devo dire di aver apprezzato tutti i personaggi del libro. Ben strutturati e ben caratterizzati, Gloria Montanari e Marco Galbiati sono i protagonisti di “Effetto domino”. Accanto a loro, come personaggi principali, ci sono Giulio, papà di Marco, Stefano, papà di Gloria e Anna, moglie di Giulio. Personalmente credo che ognuno di loro abbia un ruolo fondamentale nella vicenda e sia per questo importante capire appieno il carattere.

Foto di Pexels da Pixabay

Giulio, uomo di potere e ricco imprenditore, ha serie difficoltà a mantenere in piedi la sua azienda ma troppo orgoglioso per chiedere l’aiuto del figlio, laureato a pieni voti in Economia. Roberto, fratello di Giulio, credo sia l’unico ad essermi stato antipatico dal primo momento: presuntuoso ed egoista, farà fatica a cedere le redini dell’azienda, troppo impegnato a spiccare. Anna, invece, seppur ombra di Giulio, ha risaltato in particolar modo alla fine del libro, quando finalmente prende una posizione e si schiera dalla parte che, secondo lei, merita la ragione.

Francesco è quello con la maschera migliore. Si è finto amico di tutti per tutto il libro, ma solo alla fine rivela ai lettori la sua vera natura. Falso, egocentrico, rancoroso e tremendamente avido, compirà gesti inaspettati in grado di stravolgere il corso degli eventi.

Erotismo, deciso ma per niente volgare

Questo è un romanzo di genere erotico. Adatto a un pubblico di lettori adulti, è in grado di far provare ai lettori tutte le emozioni e le sensazioni che provano i personaggi. La scrittura semplice e lineare dell’autrice permette al lettore di vivere intensamente ogni scena. Le descrizioni, dettagliate ma non volgari, degli attimi di passione tra i due personaggi, mostrano a chi legge ogni singolo brivido.

La non volgarità per me è un pregio enorme in un libro erotico perché passare dalla sensualità alla volgarità è un attimo e il confine è davvero sottile. Edy Tassi è stata davvero bravissima a giocare con le parole e a utilizzare il lessico appropriato per non oltrepassare mai il confine. Sono rimasta stupita in positivo da questo dettaglio.

Cosa ne penso?

Cosa penso di questo libro? Credo che, oltre ad avermi appassionata, mi abbia anche insegnato ad armeggiare con le parole giuste, a capire quali momenti descrivere e come farlo. Io sono dell’idea che questo romanzo mi sia servito per capire cosa voglio dal libro che sto scrivendo e come lo voglio. Mi è piaciuto, mi ha appassionata e mi ha travolta in maniera davvero positiva. Mi sento di consigliarlo davvero a tutti quello che amano il genere e anche a quelli che non lo amano ma vogliono provare a leggere qualcosa. Io me ne sono follemente innamorata e credo che chiunque si innamorerebbe di Marco e di Gloria.

Voto: 5\5

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GDL di Valentina e Giulia – L’ombra del vento di Carlos Ruis Zafòn

I libri sono specchi: riflettono ciò che abbiamo dentro.

Carlos Ruis Zafon

Riprendere in mano e recensire “L’ombra del vento” è pura emozione per me. “L’ombra del vento” è Il Libro che mi ha fatto avvicinare in modo potente al mondo della lettura.

Quando mi sono imbattuta nella storie di Instagram di Giulia e Valentina che riguardavano la creazione di un gruppo di lettura per i libri di Zafòn, ho sentito un tuffo al cuore. Non potevo non parteciparvi.

Immaginate una ragazzina di dodici anni che va in biblioteca per la prima volta e nella ricerca tra migliaia di volumi sente il richiamo per questo romanzo e, proprio come Daniel, il protagonista di questo libro, la Marina di quel tempo viene rapita dalla storia fin dalle prime pagine.

Ora cerco di spiegarvi il perchè.

Trama

L’ombra del vento

Una mattina del 1945 il proprietario di un modesto negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, nel cuore della città vecchia di Barcellona al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo in cui migliaia di libri di cui il tempo ha cancellato il ricordo, vengono sottratti all’oblio. Qui Daniel entra in possesso del libro “maledetto” che cambierà il corso della sua vita, introducendolo in un labirinto di intrighi legati alla figura del suo autore e da tempo sepolti nell’anima oscura della città. Un romanzo in cui i bagliori di un passato inquietante si riverberano sul presente del giovane protagonista, in una Barcellona dalla duplice identità: quella ricca ed elegante degli ultimi splendori del Modernismo e quella cupa del dopoguerra.

“Ogni libro possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso.”

Carlos Ruis Zafon

Recensione

Daniel E Julian: due storie a confronto

Daniel vive in una Barcellona degli anni 40 insieme al padre, ed è un ragazzino di undici anni quando scopre “L’ombra del vento” scritto da Julian Carax nel Cimitero dei libri dimenticati.

Foto di Peter H da Pixabay

Finito di leggere, il nostro protagonista rimane talmente folgorato dal libro che cerca in tutti i modi di rintracciare altre opere di Carax, ma viene prontamente ostacolato da un uomo senza volto che si fa chiamare Lain Curbert e dall’ispettore Fumero.

L’ombra del vento racconta due storie: da una parte quella di Daniel, di Fermin e di Bea mentre dall’altra quella di Julian, Jeorge e Penelope.

Leggendo il libro, si trovano senza ombra di dubbio dei parallelismi tra le due storie: entrambe parlano di un amore ostacolato che cerca in tutti i modi di uscire alla luce del sole, raccontano la paura nei confronti di un destino che sembra non dar tregua a nessuno dei due protagonisti.

I personaggi

Sono talmente affezionata a Daniel, a Fermin, a Bea, a Julian e tutti i personaggi che riesco trovare quasi degli amici in un ognuno di loro.

Nel libro, Daniel è il protagonista e si assiste in modo completo alla crescita di questo personaggio: questo ragazzino che ha paura della vita dopo aver perso sua madre da piccolo, si ritrova a dover affrontare se stesso e i suoi dubbi per salvare l’amore per Bea.

Fermin, il barbone salvato da Daniel, diventa il miglior amico che si possa avere: questo uomo racchiude l’intelligenza, il coraggio e la stima che dovremmo aver in ognuno di noi.

Ma una delle figure che ha catturato la mia attenzione durante la lettura è stata Sofie Carax, la madre di Julian. Questa donna vive in un amore mai cominciato e si lascia trasportare dagli eventi, che porteranno a tutta la nostra storia. Lei, conscia di tutto fin dall’inizio, vuole proteggere Julian dal dolore della verità, cosa che farebbe ogni madre. Cerca di farlo scappare a Parigi quando la situazione precipita e evita di farlo entrare nell’esercito.

Sofie ha pensato a una sola cosa per tutto il tempo: proteggere suo figlio. L’amore dovrebbe fare questo sempre: curare il bene dell’altro e volere la sua felicità.

Cosa ne penso?

Zafòn è un maestro nel creare un mondo per queste storie che sono legate dall’amore, ma anche dalle bugie, dal destino ma soprattutto dalle scelte fatte che portano i protagonisti a combattere per la loro vita.

Ti viene quasi voglia di visitare Barcellona di quel tempo per ripercorrere tutte le strade, per scoprire e conoscere la villa dell’angelo e magari scoprire se c’è ancora Julian che ci aspetta.

Come si fa a recensire un libro che non è altro che un pezzo del tuo cuore?

La storia di Daniel riuscirà a entrarvi dritta nei cuori, vi verrà quasi voglia di lottare assieme a lui affinché tutta la verità esca fuori a galla, che vinca l’amore e almeno una volta nella vita mangiare un buon pasto caldo con il vecchio Fermin o semplicemente entrare nella libreria di Sampere e figli.

Questo libro lo consiglio vivamente, perché è scritto in maniera magistrale e racconta una storia che non è la semplice favola d’amore che tutti si aspettano, ma che anzi, fa capire che bisogna combattere per tenersi stretto l’Amore, perché come dice il nostro amico Fermin: ‘Ci sono due o tre ragioni per cui vivere, il resto è letame.’ Se anche voi, avete una persona che combatte per voi, allora siete veramente fortunati.

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Un nuovo caso per Joona Linna – L’uomo dello specchio di Lars Kepler

Le mamme guardano i bambini che giocano.

Lars Kepler

Ho aspettato il seguito di Lazarus per due anni e finalmente eccomi qui a parlarvene. Quando ho saputo dell’uscita de “L’uomo dello specchio” mi sono emozionata troppo. Un nuovo libro da aggiungere al ripiano dei Kepler e un nuovo caso per Joona Linna. Non mi sarei mai aspettata di trovare anche un nuovo… Joona! Vi lascio la trama e poi ve ne parlo!

Trama

Una ragazza è stata uccisa nel parco giochi di un quartiere residenziale di Stoccolma, in piena notte. Sulla scena del crimine restano i chiari segni di un’esecuzione in piena regola.
Ma chi può aver voluto infliggerle una morte così spettacolare e crudele?
Se lo chiede il commissario Joona Linna mentre scopre che la vittima era sparita nel nulla un pomeriggio di cinque anni prima, e da allora non si era più saputo nulla di lei.
Joona deve ricucire i pezzi di questa storia dai contorni sempre più inquietanti, trovare il colpevole e consegnarlo alla giustizia il prima possibile. Ma come fare? Da dove partire se nessuno sa, nessuno ha visto?
Eppure qualcuno deve avere visto, qualcuno che forse non vuole parlare o non riesce a parlare. Qualcuno che per qualche oscuro motivo dev’essere aiutato a ricordare, perché il segreto è imprigionato nel buio della sua mente. Ed è per questo che Joona, bloccato in un labirinto di specchi, decide di infrangere ancora una volta le regole della polizia. Perché sa di non avere altra scelta, deve ricorrere all’aiuto di un professionista che in passato gli ha fornito la chiave per arrivare alla verità: il dottor Erik Maria Bark, meglio conosciuto come l’Ipnotista.

Recensione

Foto di mac231 da Pixabay

Non avrei mai pensato di trovare questo libro così crudo e inquietante. Ho sempre amato lo stile dei Kepler proprio perché i loro thriller sono pieni di sangue, quasi splatter, ma mai avrei pensato di incontrarne uno così. “L’uomo dello specchio” è, a parer mio, l’opera migliore della coppia svedese. La trama è pazzesca e l’intreccio che si crea attorno alla storia è fenomenale. L’unico punto che mi sento di contestare è che, probabilmente, la soluzione all’enigma è troppo scontata. Io ci sono arrivata quasi subito, ma forse perché me l’aspettavo.

Alcune ragazze iniziano a scomparire nel nulla. Un camion si avvicina a ognuna di loro e la inghiottisce fino a farla sparire. Legate, violentate, tenute in gabbia e torturate, queste non avranno altra scelta se non quella di assecondare Caesar e la nonna. Solo obbedendo potranno tornare in casa ed essere riempite di gioielli e vestiti. Nel frattempo Jooona è alle prese con il ritrovamento di un cadere in un area giochi e con l’unico testimone oculare. Peccato però che Martin abbia subito un trauma profondo qualche anno prima. Per aiutarlo a ricordare servirà l’aiuto di Erik Maria Bark, l’ipnotista.

L’ambientazione

L’ambientazione del romanzo non è sempre la stessa. Lo scenario spazia tra la stazione di polizia, la clinica psichiatrica ad accesso volontario presso cui Martin si fa curare e la tenuta di Caesar. In tutte e tre le ambientazioni della storia si respira un clima di angoscia, di ansia, di irrequietezza dovuto certamente alla situazione. Rincorrere e cercare di catturare un serial killer come Caesar è davvero difficile anche per Jonna Linna che, grazie all’aiuto dei colleghi, di Pamela e di Martin, riuscirà a porre fine al circolo vizioso della morte.

I personaggi

I personaggi sono tutti ben delineati, sia quelli nuovi che quelli vecchi. Ho apprezzato tanto il personaggi di Martin, così psicologicamente tormentato e così tanto indifeso. Al contrario, non sono riuscita a comprendere bene il personaggio di Pamela: sarà perché ho atto fatica a immaginarmelo. Il personaggio che, però, più di tutti mi ha colpita è Joona Linna. Lui è cambiato tanto a causa degli eventi accaduti in Lazarus, perciò ritroviamo un Jonna determinato, forte e irruento, a tratti anche sfacciato. Lui sa di aver sempre ragione e in questo libro non perde mai l’occasione di ricordarlo. Il caso potrà eessere risolto solo se sarà lui, abituato a fare tante domande, a occuparsene.

Caesar, il serial killer più spietato che mai

Prima c’era Jurek Walter, ora c’è Caesar, uomo tormentato e decisamente spietato. Prende le sue vittime, tutte rigorosamente donne, e le rende schiave, animali da tenere in gabbia. Le rinchiude, le violenta a piacimento, le tortura e al minimo segno di dissenso le uccide. Non ho mai incontrato un personaggio come lui: calcolatore e preciso ma fortemente tormentato e malato.

Cosa ne penso?

Dire cosa penso di questo thriller è quasi impossibile perché penso tante cose. Non mi aspettavo un capolavoro del genere. É perfetto in ogni cosa: trama, personaggi, intreccio, ambientazioni. Io questo romanzo l’ho amato troppo. L’ho letto in due giorni nonostante mi facesse fare gli incubi di notte. É successo poche volte che di notte faticassi a dormire a causa di un libro, eppure stavolta è successo. Siignifica che entra automaticamente nella lista dei libri preferiti.

Voto: 5/5

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Recensione – Gennaio di sangue di Alan Parks

I legami, anche se non di sangue, sono più importanti di tutto.

Recensire questo libro per me non è cosi semplice perché le emozioni durante la lettura sono state contrastanti.

Questo è il primo libro che leggo di genere noir, che tratta di droga, sesso e morte per le strade. Dovete capire che arrivo dal mondo dei romanzi rosa, leggo tutto ciò che racconta storie strappalacrime, quindi ritrovarmi faccia a faccia con questa dura realtà di Glasgow degli anni ’70 mi ha preso un po’ alla sprovvista.

Ma andiamo con calma e parliamo di questo libro come si deve.

Trama

Glasgow, primo gennaio 1973. Mentre i cittadini perbene si riprendono dagli eccessi di Capodanno e gli altri continuano a nuotare nell’alcol e nella miseria, l’ispettore Harry McCoy della polizia di Glasgow è nel carcere di Barlinnie: un detenuto gli rivela che una ragazza sta per essere uccisa. E forse lui può salvarla. Ma non arriva in tempo. In un’affollata stazione degli autobus Tommy Malone spara a Lorna Skirving e poi si toglie la vita. I giornali si scatenano, il Capo si aspetta una rapida soluzione del caso. Harry McCoy, trent’anni e una certa propensione a trasgredire ordini e passare limiti, si tuffa nell’indagine, tallonato dal novellino entusiasta Wattie.

Ma è fin troppo simile alle persone a cui dovrebbe dare la caccia: tra bordelli, vicoli bui e droghe come unica via di fuga dalla realtà, l’indagine si cala nel mondo dell’intrattenimento sessuale, un mondo dove con i soldi si possono comprare l’anima e il corpo di chiunque. Il primo romanzo di Alan Parks è un viaggio nella vita di un uomo inseguito da demoni più che mai reali, nel cuore nerissimo di una città che non lascia scampo, dove ogni speranza di redenzione sembra destinata a sprofondare nelle acque gelide del Clyde.

Recensione

Foto di Free-Photos da Pixabay

Ora che avete letto la trama, ditemi come dovevo affrontare un libro del genere. Ci ho messo un po’ a finirlo, son sincera, perché non mi sono affezionata subito all’ispettore McCoy. Questo poliziotto ha questi modi burberi che, io penso, o li ami o li odi. Non c’è via di mezzo. Il problema è che io non ho ancora capito da che parte mi trovo. L’intento di Alan Parks è sicuramente quello di descrivere in modo crudo e del tutto onesto questo mondo fatto di corruzione, prostituzione e droghe, e l’ha fatto egregiamente.

Mentre leggevo certe immagini mi sono rimaste così impresse che dovevo fermarmi e riprendere in un secondo momento. Son facilmente suscettibile, lo so. D’altra parte però tifavo per McCoy, perchè riuscisse a trovare il modo per incastrare il colpevole, evidente e chiaro fin da metà indagini. Forse è per questo che son riuscita a finirlo, perché speravo che la verità venisse a galla, cosa non scontata fino a quasi fine libro.

Mccoy e Cooper: un amicizia che va al di là di tutto?

Una della cose che mi hanno colpita per tutta la lettura del libro e che si nota fin dalle prime pagine è questo legame che c’è tra il protagonista e il ‘capo’ della prostituzione, nonché suo amico fin dall’infanzia. Si sono conosciuti infatti all’interno dell’istituto nel quale entrambi sono cresciuti. Fin dai primi giorni Cooper si è preso cura del nostro ispettore e questo ha permesso ai due di conoscersi e di restare amici anche da adulti. Una volta usciti, hanno preso due strade completamente diverse, uno è entrato in polizia quasi per caso e l’altro si è nascosto tra i centri benessere dove lavoravano le prostitute e la droga. McCoy conosce bene il mondo del suo amico, lo frequenta e questo gli permette durante le indagini di pestare i piedi giusti, di trovare piste nonostante non sempre sia stato capito.

Io ho visto un rapporto pulito, sincero e profondo che va al di là di quello che hanno deciso di fare della propria vita i due amici, tanto che alla fine del libro il nostro Cooper aiuta l’ispettore in un modo inaspettato. Non sarebbe bello che nella vita di ognuno di noi ci sia un amicizia così, libera da qualsiasi forma di giudizio, che sia solo accettazione, rispetto e lealtà?

Cosa ne penso?

Tutto sommato il libro mi è piaciuto. Ritrovarmi coinvolta in questo mondo grigio e corrotto, mi ha fatto capire che non sempre tutto è giusto o sbagliato, bianco o nero e che niente è perfetto. A volte anche i legami più improbabili diventano quelli più importanti, a volte bene e male si confondono e niente è sicuro come sembra.

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Collaborazione – La stessa rabbia negli occhi di Manuela Chiarottino

É strano, a volte è come una battaglia silenziosa che si combatte proprio contro chi amiamo di più e da cui vorremmo essere amati più di ogni altra cosa.

Manuela Chiarottino

Era da un po’ di tempo che non leggevo un libro come quello di cui vi parlo oggi, ma sono felice di averlo fatto e di essermi innamorata dei personaggi. Il libro si intitola “La stessa rabbia negli occhi” e mi è stato gentilmente inviato in versione digitale dall’autrice, Manuela Chiarottino, che ringrazio infinitamente. Se vi appassionate facilmente alle storie che leggete nei libri e se amate i lieti fine, questo libro fa certamente per voi. Ora ve ne parlo!

Trama

Quando Luna si imbatte per la prima volta in Alex, in piedi davanti ai binari della stazione, ha subito la sensazione che loro due condividano la stessa rabbia e lo stesso livore per la vita. Certo, lei non conosce nulla del passato del nuovo arrivato in città, ma è proprio la percezione che ha di lui a spingerla ad accettare, man mano, la sua vicinanza. Fino a quel momento, il mondo di Luna è stato Raffaele, il suo migliore e unico amico, con cui condivide le sofferenze di una famiglia allo sbando e una vita scolastica infernale. Se Raf ha un padre inesistente e dei bulli che lo tiranneggiano per la sua omosessualità, Luna si sente bloccata in un dolore che non sa superare. Ma Alex è diverso, con lui Luna si sente finalmente amata, capita, addirittura bella. Pronta a dimenticare l’ombra della sorella perfetta dietro cui ha sempre vissuto. Tutto sembra volgere per il meglio, ma il destino ha ancora in serbo delle carte da giocare e una reazione a catena di eventi scoperchierà i segreti del passato. Riusciranno l’amore e l’amicizia a fare la differenza? Perché forse la perfezione non esiste per davvero: bisogna solo amarsi per quello che si è.

Recensione

Appena ho iniziato a leggere il libro ho capito che avrei trovato tanto di me in questa storia e così è stato. Il romanzo inizia con l’incontro, in circostanze non proprio felici, tra due persone: Alex e Luna. Si presentano, si scambiano due parole per poi ritornare ognuno alla propria vita. A scuola però Luna lo rivede: quel ragazzo misterioso, quasi tenebroso, frequenta la sua stessa scuola. Luna, incuriosita più che mai da quel compagno così assente dalla realtà, cercherà in qualunque modo di capire cosa lo tormenta. Così, tra il tentativo di dissuadere l’amico Raffaele da scelte affrettate, il rapporto burrascoso con il padre e la nuova compagna e la depressione della mamma, Luna riuscirà a innamorarsi.

Due personaggi tormentati

Foto di Free-Photos da Pixabay

Luna e Alex sono due personaggi molto diversi ma simili sotto un’aspetto importante, che è quello che caratterizza la storia: sono tormentati dal loro passato.
Luna ha perso la sorella Stella a seguito di un incidente di cui non si sono mai chiarite del tutto le circostanze; sa solo che, avendo perso il controllo dell’auto, è uscita di strada, lasciando la vita e tutti i suoi cari al loro destino. La ragazza non ha mai trovato un motivo valido per superare la morte di Stella e non ha mai capito come sfogare la rabbia e il dolore. Lo fa tagliandosi, convinta che il provar dolore sia la giusta punizione per non essere perfetta come Stella, per non aver mai imparato da lei, per non averla più al suo fianco.

Foto di 建鹏 邵 da Pixabay

Alex invece ha qualcosa di più profondo da risolvere, un conto in sospeso con sé stesso e con i suoi sensi di colpa dovuti alla morte del padre. Non parla mai della sua famiglia con Luna, non vuole darle altri pensieri. Nonostante lui per lei sia una spalla su cui piangere, non vuole che lei diventi lo stesso per lui. Così non le dice la verità fino alla fine, fino a quando non si sente scoppiare. La vita lo metterà più volte davanti a situazioni spiacevoli, compromettendo ancor di più il suo futuro, perché il destino, con lui, ha sempre giocato d’anticipo. Il suo unico difetto, se così possiamo chiamarlo, è che ama giocare il fuoco. La copertina, su cui non voglio dilungarmi troppo, è secondo me un chiaro indizio, ma si capisce bene solo alla fine del romanzo.

Entrano in sintonia quasi subito. Alex vede in Luna una persona fragile, da proteggere, da amare; Luna vede in Alex la ragione per cercare di lasciarsi tutto alle spalle. Ma sa che non può farlo senza di lui. In genere non amo i personaggi troppo tormentati, ma loro due mi sono piaciuti da subito. Tolto il fatto che mi rivedo tanto in Luna per i problemi che ha con la madre, ammetto di aver letto poche volte libri così intensi e con personaggi così ben delineati.

La storia: i cliché influiscono sull’intensità?

Questo romanzo ha tanti cliché, ma quale libro non li ha? La particolarità, il pregio, chiamatelo come volete, è che i cliché in questo libro non si notano. Il ragazzo misterioso e la ragazza tormentata dal passato e desiderosa di riscatto sono solo il condimento della storia. Il lettore si concentra sulle dinamiche che portano i due giovani a scontrarsi con la vita in così tenera età, piuttosto che a “criticare” la presenza di cliché che è quasi inevitabile.

Raffaele, l’amico omosessuale

Ho apprezzato talmente tanto Raffaele che, se fosse reale, vorrei davvero essere sua amica. Raffaele è un ragazzo dolce, tenero, sognatore e innamorato della vita. Sorride sempre, anche quando quest’ultima lo mette in situazioni spiacevoli; lui non molla. Crede però di aver un difetto: essere attratto dagli uomini. A scuola non fanno altro che prenderlo in giro, tutti i ragazzi di cui si innamora lo bidonano e la madre sembra non accettare questa caratteristica del figlio. L’unica a sostenerlo, a proteggerlo e a incoraggiarlo è Luna, dolce e tenera come solo lei sa essere. Sarà proprio lei a salvarlo quando, in un giorno qualunque, qualcuno tenta di metterlo in ridicolo in un modo davvero squallido. Perchè Luna e Raffaele sono come fratelli e i fratelli non si abbandonano mai.

Cosa ne penso?

Penso che questo libro sia davvero un’ottimo compagno per tutte quelle persone che credono di non farcela, che pensano di non poter sopportare il dolore, che pensano di non essere all’altezza di questa vita. Io sono convinta che un libro così possa insegnare a tanti che la vita, imprevedibile e bastarda, prosegue per la sua strada; sta a noi cambiare le carte in tavola e giocare a nostro vantaggio.

Luna e Alex ci insegnano che l’amore esiste e che la morte non può in alcun modo spezzarlo. Consiglio il libro a tutti coloro che amano i romanzi, le storie drammatiche e i personaggi tormentati: “La stessa rabbia negli occhi” fa al caso vostro.

Voto: 5/5

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Mia è tornata nel nuovo libro di Federica Bosco, “Un angelo per sempre” – Con spoiler!

La nostra storia era stata breve e intensa come un passo a due, ed era così che amavo ricordarlo: io e lui che ballavamo su un palcoscenico, illuminati da un unico riflettore che ci accompagnava fino all’uscita di scena, dove ci guardavamo negli occhi e ci promettevamo amore eterno.

Federica Bosco – Un angelo per sempre

Non avrei mai pensato di ritrovarmi qui a scrivere una recensione (se così si può chiamare) sul seguito della trilogia di Mia e Patrick, quella trilogia che tanto ho amato e che mi ha letteralmente salvata. Era il 2013 quando lessi per la prima volta “Il mio angelo segreto”, il secondo libro. Recuperai con il primo in una giornata di maggio, mentre andavo in gita con la classe di mio fratello minore. Lo lessi tutto durante quel viaggio. Ricordo quanto stavo male, devastata dalla punizione che mi era stata inferta da una persona a me vicina: mia mamma. Lei non aveva piacere che io leggessi, ma ne avevo bisogno, così comprai anche il terzo libro. Lei, vedendo che Mia e Patrick mi stavano pian piano dando il coraggio di lottare per salvarmi, prese il libro e me lo distrusse. Da quel giorno sono nata io: Passione Libri.

Perché Passione Libri?

Non avrei mai permesso più a nessuno di rompermi un libro o semplicemente di vietarmi qualcosa. Così presi coraggio, lottai per la mia libertà e vinsi. Tutto questo grazie a Mia e Patrick. Sembra assurdo, ma quando il mondo ti sta crollando addosso, hai bisogno di qualcosa o di qualcuno che ti salvi. Io non avevo nessuno, il mio ragazzo non potevo in alcun modo vederlo o frequentarlo, le amiche non potevo sentirle perché il mio telefono era stato distrutto dalla ruota della macchina di mia mamma ed io ero sola. In quel periodo, con me, c’erano solo loro: Mia e Patrick. Finii la trilogia con l’amaro in bocca, sperando di trovarli sul grande schermo in futuro. Ma l’autrice aveva in serbo qualcosa di più bello.

Serva me. Servabo te, ci eravamo promessi. “Salvami, ti salverò” e poi era svanito in una palla di luce dorata.

Federica Bosco – Un angelo per sempre

9 anni dopo…

A distanza di nove anni Federica ha annunciato l’uscita di un nuovo libro, la conclusione di una trilogia già conclusa. Sembra strano, qualcuno può essere anche scettico, eppure è la miglior conclusione che io potessi desiderare. Un finale alternativo che dimostra una volta per tutte che l’amore vince tutto e sempre, anche la morte.

Omnia vincit amor.

Federica Bosco – Un angelo per sempre

Trama

Mia ha ventiquattro anni, balla con l’American Ballet Theatre di New York e vive con Adam. Ma il loro iniziale idillio pare essersi trasformato in ben altro: si vedono poco, quando sono insieme spesso litigano, le reciproche carriere li hanno messi di fronte a molte difficoltà. Adam non è riuscito a sfondare davvero, mentre Mia, che ha lavorato duramente, è prossima a un traguardo. Ecco però che quando l’obiettivo sembra a portata di mano, un imprevisto ferma i suoi piani e la getta nello sconforto più nero. Ma a volte la vita offre inattese opportunità e apre porte che non si credeva esistessero: quella che sembrava una battuta d’arresto può trasformarsi in un’occasione per pensare, per allentare la tensione che la stritola, per riflettere sulla strada che ha scelto di percorrere e magari per riscrivere il futuro. Tanto più se il destino ha deciso di riservarle un incontro molto speciale. Con qualcuno che le ricorda in tutto e per tutto una persona che appartiene a un passato lontano, molto lontano…

Recensione

In nove anni sono cambiata tanto, sia in termini caratteriali che in gusti letterari. Ho smesso di leggere romanzi rosa circa quattro anni fa per buttarmi sui thriller e i gialli. Nel mio cuore, però, la storia di Mia e Patrick non è mai svanita. Ricordo a memoria i passaggi di tutti e tre i libri, cosa che solitamente non mi accade. Ricordo per filo e per segno anche le emozioni che provavo quando leggevo, quando evidenziavo le frasi o, semplicemente, quando ci pensavo. Non avrei mai pensato, anche se infondo ci speravo, di leggere un finale diverso a distanza di anni. Eppure, eccomi qui a parlarne.

La protagonista è riuscita ad andare avanti?

Mia ha 24 anni e balla a New York. Convive con Adam da sette anni e sembra follemente innamorata di lui, anche se tra loro va tutto storto: si vedono poco, non stanno mai insieme e discutono la maggior parte del tempo. Mia, nonostante abbia voltato pagina e cambiato vita, porta sempre nel cuore il suo primo amore. Nessuno a New York conosce il suo passato, ma lei non può ignorarlo. É una ragazza forte ma non abbastanza per riuscire a cancellare del tutto i suoi sentimenti. Anche quando la vita le mette i bastoni tra le ruote un’altra volta, o forse di più, Mia ha sempre accanto il suo profumo di fragole e il suo angelo custode. Che la salva. Come si erano promessi.

Patrick e il suo profumo di fragole

Patrick ha fatto una promessa a Mia e a tutte le persone che nel momento del bisogno le stavano accanto: lui ci sarebbe sempre stato. Mia sapeva che si sarebbe manifestato con il profumo di fragole, ma ho avuto come l’impressione che se lo fosse dimenticato. Come biasimarla, dopo sette anni i dettagli sfuggono, ma come mai non si ricorda delle fragole? Nel libro sembra proprio che lei non capisca da cosa proviene: lo sente quando è in ospedale, lo sente quando sta per ballare, quando è triste e quando litiga con Adam. Patrick è sempre con lei, ma come mai lei non lo vede? Quello che ho ipotizzato è proprio che Mia sappia che Patrick in realtà è lì con lei. Il suo angelo custode non l’ha mai abbandonata. Nemmeno quando un taxi sta per investirla e Nathan compare all’improvviso nel suo giubbotto nero…

Provavo un senso di calore e pace sulla pelle. Una cosa piacevole e bella, che mi fece pensare alle braccia di Patrick. Mi voltai di scatto. Per un istante mi ero sentita osservata.

Federica Bosco – Un angelo per sempre

Fantasia o realtà?

Non ho mai capito se Mia sentisse davvero Patrick parlarle nella sua quotidianità oppure se lo immaginasse. Quello che so per certo è che ho sempre creduto Patrick fosse davvero con Mia. Quando Patrick è entrato nella palla di luce dorata, dopo l’ultima notte nel posto che condivideva con la sua amata, non è più comparso materialmente nella vita di Mia, ma ha solo lanciato dei segnali. Uno dei quali è proprio Nathan, il suo sosia. Le coincidenze sono troppe, Patrick corrisponde a Nathan e viceversa, ma non sapremo mai se è davvero lui. Se lo hanno trovato in mare privo di sensi, se l’hanno portato lontano e se ha perso la memoria… sappiamo solo che quasi tutto corrisponde. É realtà o fantasia? Questo lo decidono i lettori, che hanno davvero libertà di interpretazione.

Cosa ne penso?

Foto di Tú Anh da Pixabay

Ho divorato questo libro in due giorni (l’avrei finito in qualche ora se avessi dovuto lavorare) quindi potete immaginare quanto mi sia piaciuto. La scrittura della Bosco molto lineare, semplice, a tratti introspettiva. Ho ritrovato i personaggi così come li ho lasciati nove anni fa. Le emozioni provate erano le stesse, anche se, date le circostanze nettamente migliori della mia vita, ho apprezzato molto di più gli eventi. Sono rimasta senza parole dalla bellezza e dalla completezza di questo scritto. Nonostante sia un sequel non programmato, è all’altezza dei precedenti (se non addirittura migliore) e dona ai lettori piccoli pezzi di passato senza fare spoiler. Incuriosisce, incanta, innamora ma senza mai illudere. Perchè nonostante la vita di Mia sia cambiata, i drammi per lei non sono finiti. Perchè la vita è cosi: prende e dà indistintamente. L’unica cosa che vince sempre è l’amore.

Non tutti hanno la fortuna di fare quello che amano, e se accidentalmente il lavoro che fai ai massimi livelli è anche il più bello del mondo, hai un debito nei confronti della vita e del destino.

Federica Bosco – Un angelo per sempre

Mi è piaciuto tanto. É proprio quello che volevo leggere. Come sempre Mia è arrivata nel momento del bisogno a donarmi un po’ di luce.

Un grazie all’autrice

Voglio ringraziare Federica Bosco per avermi salvata. Gli autori quando scrivono, lo fanno per trasmettere qualcosa. In questo caso, Federica ha letteralmente salvato la mia vita. Probabilmente, se Mia e Patrick non mi avessero dato il coraggio di affrontare la situazione che stavo vivendo in casa, ora non sarei qua a parlarvene. Il loro amore mi ha dato la forza di lottare per il mio. Quindi, grazie Federica per la splendida persona che sei e per i bellissimi libri che ci regali, per le parole che scrivi, per la persona che sei.

Non posso dare un voto a questo libro; ha già tutta la mia anima.

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Collaborazione – Appunti di un’agenda scritta in stazione di Alessia Viviani

Io sono innamorata della parte peggiore di me; è per questo che in un semplice “sei bella” non mi riconosco.

Alessia Viviani

É con immensa gioia (e ancor più immenso ritardo) che finalmente vi parlo del libro di Alessia Viviani intitolato “Appunti di un’agenda scritta in stazione”. L’autrice, molto disponibile e altrettanto paziente, ha atteso mesi prima di leggere questa recensione e io ho impiegato mesi a terminare il suo libro. Non perché quest’ultimo sia brutto, anzi! É solo scritto molto piccolo! Non so perché ma il mio Kindle visualizzava il file in maniera sbagliata e, anche se provavo ad ingrandire i caratteri, non c’era verso di portarlo alla normalità. Quindi mi sono armata di pazienza e costanza e, una pagina al giorno (perché di più non riuscivo assolutamente) ho portato a termine la lettura… e CHE LETTURA!

Trama

Mi chiamo Alessia, ho trent’anni e vivo di tutto ciò che mi resta dentro. Questo è il mio primo libro. La mia prima storia, Forse non lo è nemmeno visto che pare siano solo appunti qua e là. Eppure si tratta della mia vita, dei miei sogni, delle mie persone, delle mie canzoni, dei miei concerti e di tutto ciò che può girare intorno al cuore. Il mio cuore. Non prometto grandi cose, ma qualcosa che vi possa dare anche solo un buon motivo per sentirvi fieri di quello che siete. Che sia un sogno, una storia, una canzone. Se ci sono riuscita io, non è detto che ci riescano tutti a volersi un po’ più bene, però il primo passo è provarci. E’ crederci, E’ aver paura e sentirla tutta, è piangere, è sorridere e vivere. Questo libro racconta di vita, probabilmente di vita che resta.

Recensione

Il libro di Alessia non è un romanzo, nemmeno una raccolta di racconti. Quando ho letto la trama per la prima volta, quello che mi ha incuriosita di più è certamente il fatto che l’autrice si palesa ovunque. Non esiste un narratore, non esistono protagonisti, non esistono ambientazioni o situazioni: in questo libro c’è Alessia e nessun’altro. Appena ho iniziato a leggerlo, a parte la fatica dovuta al carattere troppo piccolo, ho provato una serie di emozioni che faccio fatica a descrivere. Ci provo, però, per restituirvi un’idea diversa da quella a cui siamo abituati: non serve sempre un filo narrativo per colpire il lettore. Mi spiego: se la storia ha un inizio e una fine è obbligatorio avere un narratore, ma se la storia ha un inizio ma non ha una fine allora no. In questo caso, in questo libro di emozioni, il narratore non è stato necessario: Alessia è stata in grado di raccontarsi da sola.

I racconti che sembrano appunti: qual è la differenza?

Foto di Pexels da Pixabay

Ho voluto fare questa sezione in particolare perché ci tengo a sottolineare il significato del titolo. Perché l’autrice ha voluto intitolare “Appunti di un’agenda scritta in stazione” e non “Racconti scritti in stazione”? Semplice. Il racconto è strutturato, calcolato, pensato; l’appunto no, l’appunto si prende e si scrive così come viene. Un po’ come a scuola: mentre la professoressa spiega, l’alunno prende appunti ma li sistemerà solo in un secondo momento. Anche quando questi appunti verranno sistemati, con colori e con ordine, l’alunno continuerà a ricordarsi l’argomento solo grazie a quello che ha scritto di getto. Sembra strano da dire, eppure è così. In questo libro la particolarità sta proprio nel fatto che nessun pezzo è calcolato: sembrano veri e propri appunti presi di getto. Attenzione! Con questo non voglio dire che siano brutti… anzi! A parere mio sono sinceri, non finti, reali.

Io non posso dire se ciò che leggo è reale o meno perché non conosco il vissuto dell’autrice e non so se ha davvero deciso di inserire la sua vita in un libro, ma da lettrice voglio credere che sia così. Perché è palese quanta intimità, quanta emozione e quanta voglia di esplodere al mondo ci sia in questo libro. Mentre leggevo, mi sono sempre immaginata Alessia in treno a scrivere con la penna nera questi appunti sulla sua agenda. Giuro che è un’immagine che mi ha accompagnata per tutto il tempo.

C’è un racconto che ho amato di più?

Sì, c’è un racconto che ho amato e che tutt’ora qualche volta rileggo (strano eh, io non rileggo quasi mai). “Favola del dolore” è quello che mi ha fatta scoppiare in lacrime. Mi sono dovuta fermare dalla lettura perché ero troppo emozionata per proseguire. Quando si tratta di dolore, di ospedale, di malattia e di morte io faccio fatica a contenermi e scoppio. Scoppio perché è ciò che temo di più in assoluto: l’inguaribile. Questo racconto, seppur abbia un finale aperto, mi ha lasciato l’amaro in bocca.

Ho apprezzato tanto anche gli appunti presi in 30 giorni diversi. Quelli mi davano un senso di continuità, quasi fossero capitoli in successione. Li ho divorati, nonostante le continue interruzioni di cui vi parlavo sopra. Alessia ha una capacità poetica davvero grande. La seguo su Facebook e ogni giorno scrive cose che mi fanno riflettere tantissimo!

In conclusione: consiglio il libro?

Assolutamente sì! Non fatevi intimorire dalla mia precisazione riguardo il carattere troppo piccolo: quello è stato un mio problema. Normalmente il libro si vede e legge bene. Come ho già detto, l’autrice ha la capacità di entrare dentro all’anima del lettore e scavarla a fondo. La sua genuinità e la sua sincerità fanno sì che non solo i suoi racconti risultino veritieri, ma che colpiscano i lettori. Io sono rimasta affascinata e, grazie a questo libro, ho avuto modo di stringere amicizia con Alessia, che è una gran bella persona.

Consiglio il libro a tutte quelle persone che si sentono insicure, che hanno problemi e non sanno come affrontarli, che si sentono sole. Questi “appunti” hanno la capacità di forgiare, di incoraggiare, di consolare e di sollevare chiunque. Anche i più insensibili.

Voto: 5\5

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Collaborazione – Il puledro di Castagneto di Alessandro Zelioli

La storia dell’uomo che corse le Mille Miglia a piedi

Non amo la storia e probabilmente non riuscirò mai ad amarla, ma questo libro l’ho letto tutto d’un fiato. Nonostante non sia il mio genere, mi sono appassionata subito al racconto di Alessandro in merito a Costantino Seggioli, l’uomo che ha corso le Mille Miglia a piedi. Questo libro di poche pagine mi ha permesso di imparare davvero tante cose e sono davvero felice di averlo letto e apprezzato così tanto.

Un passo indietro: cos’è la Mille Miglia?

La Mille Miglia è stata una competizione automobilistica stradale di granfondo disputata in Italia in 24 edizioni tra il 1927 e il 1957. Si trattava di una gara di velocità in linea con partenza e arrivo a Brescia in cui i concorrenti arrivavano fino a Roma attraverso il centro-Nord Italia.

Fonte – Wikipedia

Il libro racconta una storia vera. La storia di un uomo che è stato dimenticato e che è “rinato” solo grazie ad Alessandro che, dopo essersi appassionato alle vicende di Cosimo, ha deciso di raccontare la sua vita. Una vita davvero particolare.

Trama

Copertina del libro

La storia di Costantino Seggioli è nota a pochi, anche tra gli appassionati della Mille Miglia, la corsa di velocità su strada più famosa al Mondo. Un vero peccato, perché questo piccolo uomo che nel 1938 corse la Mille Miglia a piedi per pubblicizzare la XII edizione di una competizione che si stava rinnovando e per fare un favore all’amico Renzo Castagneto, meritava giustizia.
Poco meno di due mesi gli sono serviti per correre gli oltre 1.600 chilometri del percorso che, al suo arrivo, anche le vetture avrebbero percorso, ma in poco più di dodici ore. Seggioli tenne fede al suo intento e durante il lungo peregrinare per l’italico stivale, scrisse un diario nel quale raccolse episodi al limite del fantastico dei quali fu protagonista. Uomo poco avvezzo al lavoro, viveva di espedienti ed ebbe una lunghissima carriera militare, non solo con la divisa italiana.


Recensione

Come ho detto a inizio articolo, non amo la storia. É una di quelle materie che non ho mai sopportato perché faccio molta fatica a ricordare e collegare gli eventi. Nonostante io non accetti mai collaborazioni per romanzi storici, questa volta ho voluto provare. Ne sono rimasta davvero felice.

Foto Olympia

Alessandro ha raccontato la storia di un uomo particolare, volenteroso e poco esigente, che ha compiuto una missione quasi impossibile: ha percorso a piedi le Mille Miglia. Si era prefissato l’obiettivo di voler arrivare insieme alle macchine e, dopo momenti di titubanza e attimi di ripensamento, ha portato a termine il suo desiderio. Costantino mi è sembrata una persona davvero strana, ma di gran cuore. Viveva alla giornata, non aveva soldi per vivere ma cercava di racimolare qualcosa svolgendo lavori per altri o semplicemente aiutando gli amici. Nel libro c’è addirittura scritto di un evento in particolare che gli ha permesso di avere un “piccolo premio” in denaro… ovviamente non vi dico qual è, per saperlo dovete leggere il libro!

Lo stile dell’autore fa la differenza.

Io credo fermamente che lo stile di narrazione dell’autore questa volta abbia fatto la differenza. Pochi dettagli, ma efficaci, mi hanno permesso di comprendere appieno la vicenda. Probabilmente, se la stessa storia fosse stata scritta in un manuale storico, non l’avrei compresa. Lo stile semplice che Alessandro utilizza fa sì che Costantino entri nel cuore di tutti, anche dei meno appassionati.

Leggere per imparare

Museo Mille Miglia

Al di là che forse, se questa non fosse stata una collaborazione, il libro non l’avrei mai letto a causa dei pregiudizi che ho nei confronti delle vicende storiche, ho capito che per imparare bisogna leggere. Se non avessi letto questo libro, non avrei imparato cos’è la “Mille Miglia”, non avrei conosciuto Costantino e non avrei capito che la storia si può apprezzare. Non bisogna precludere generi per paura di non capire, perché se un autore è bravo si capisce tutto. In questo caso, l’autore è davvero bravo.

Per scrivere questa storia Alessandro ha fatto ricerche, ha contattato i famigliari di Costantino, si è documentato e ha raccolto fotografie (tutte presenti all’interno del libro). Non lo conosceva l’uomo delle Mille Miglia, ma appena ha scoperto che esisteva, ha subito voluto dargli “giustizia” e raccontare al sua storia a quante più persone possibili. Per questo sono qui a parlarvene: per farvi conoscere Costantino Seggioli!

Ho amato questo libro e lo consiglio caldamente a tutti. Si legge velocemente e appassiona molto, anche chi non ama la storia.

Voto: 5\5

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Review Party – You are my perfect Chaos di Nancy Ward

É così che funziona quando i caos è perfetto: le lancette dell’orologio cominciano a correre una maratona a tempo, e quando questo sta per finire, all’improvviso tutto torna normale, capendo che quella normalità non sarà più come prima.

Nancy Ward

Finalmente è arrivato il momento di parlarvene. Sono stata giorni a pensare a cosa scrivere per presentarvi al meglio il libro e per farvi capire cosa ho provato leggendolo. Non sono sicura di aver trovato le parole giuste, ma ci provo.

Come tutto è iniziato…

Ho letto questo libro in anteprima. Ringrazio Nancy per essersi fidata di me e avermi permesso di conoscere Alessio e Alice prima del tempo. Mi sono sentita sopra le stelle quando l’autrice mi ha contattata, perché ho letto tutti i suoi libri e la seguo da tanto tempo. Avere l’onore di essere una delle poche a leggere il suo libro in anteprima mi ha davvero riempita di gioia. Ma Nancy mi aveva avvertita… “questo non è il genere che scrivo di solito, magari non ti piace…”.

Ebbene… se sono qui oggi è perché, nonostante non sia il genere che scrive di solito, mi è piaciuto. Mi è piaciuto tanto.

Trama

Quante volte ci chiediamo perché un amore cominci e finisca in un certo modo?
Quante volte ci siamo domandati chi fosse su questo mondo a tirare le fila dei destini delle persone e perché quando tira il nostro, è sempre un gran casino?
Alice ed Alessandro si pongono esattamente queste due domande senza ancora aver trovato risposta.
Alice vive nella provincia di Modena, ha 19 anni e frequenta l’ultimo anno di scuola superiore.
Alessandro, invece, è di Trieste, ha 22 anni e sta terminando l’ultimo anno di università.
L’incontro inaspettato fra i due protagonisti avverrà in una serata di inverno, tra una caprese in un locale e una chiacchierata lunga quasi tutta la notte fatta di somiglianze, di scoperte e di una promessa: il restare in contatto e rivedersi di nuovo alla luce del giorno.
Con l’aiuto di due narratori d’eccezione, i ragazzi conosceranno l’amore inaspettato, quello vero che accade una sola volta nella vita e non conosce fine.
Ma come in tutti gli amori, i timori e le insicurezze sono proprio dietro l’angolo.

Recensione

Ammetto che è parecchio tempo che non leggo libri di questo tipo, quindi prendere il via con la lettura è stato un po’ complicato. Passare da omicidi, armi, polizia e scientifica ad amore, baci e sentimenti non è facilissimo. Se all’inizio mi sono trovata in difficoltà, dopo aver letto due capitoli mi sono completamente innamorata dei personaggi e della storia.

Foto di Tú Anh da Pixabay

Ambientato a Modena, una città limitrofa alla mia, racconta l’inizio della relazione tra Alessio e Alice. Entrambi vivono una vita “imperfetta” e non riescono a capirne appieno il motivo. Il loro casuale incontro porta li a scontrarsi con la realtà e a rendersi conto che non riusciranno più a fare a meno l’uno dell’altra. Iniziano così a scambiarsi messaggi, a sentirsi costantemente, a pensarsi giorno e notte nell’attesa che arrivi il momento di rivedersi ancora, Ma tutto ciò durerà poco: Alessio ha un biglietto di sola andata per Trieste. Riusciranno a sconfiggere la paura della distanza?

I personaggi

I due protagonisti sono gli unici personaggi principali di questo libro. La storia si incentra completamente sull’evoluzione della loro relazione. Se incontrarsi è stato un caso, continuare a sentirsi e iniziare ad amarsi non lo sarà. Alessio e Alice provano un sentimento davvero grande, quasi indistruttibile, sin dal primo momento che si sono visti. Nulla riuscirà a cambiare ciò che provano. Nemmeno il susseguirsi di eventi che li porterà a prendere strade diverse, perché due persone che si amano come loro non potranno mai dividersi davvero.

Foto di Free-Photos da Pixabay

Mi sono appassionata molto a tutti e due perché mi è davvero sembrato di conoscerli. Sono delineati così bene che, durante la lettura, mi pareva quasi di averli davanti a me. Sin dal primo momento, ho detto all’autrice che più che un libro questo mi sembrava un film. Scritto quasi come una sceneggiatura (data e luogo a inizio capitolo, tanti dialoghi), mi ha dato l’illusione di rivivere l’inizio della mia relazione con il mio compagno. Diciamo che sono molto simili…

Tra i due ammetto che mi sono affezionata moto di più ad Alessio. Mi faceva una tenerezza incredibile e non so precisamente per quale motivo. In ogni caso sono tutti e due ben caratterizzati e questo è l’importante.

La storia

La cosa che mi ha appassionata di più è certamente la storia e il suo contesto. I due protagonisti si incontrano, passano la serata insieme e si raccontano di tutto, iniziano a sentirsi e tra loro scatta l’amore. Sembra una di quelle storie preimpostate ma non è così. Questa non è la classica storia ricca di cliché e con poca sostanza. Questa è una di quelle storie che appassionano il lettore, che lo trasporta in una realtà più magica, più vera. Non è semplicemente il racconto di una relazione, ma l’inizio di una nuova vita per Alice e per Alessio.

Personalmente mi sono commossa in tanti punti del libro, ma la parte che più mi ha fatta piangere è certamente il finale. Mi ricorda molto il mio passato, ciò che ho sconfitto e ciò che ho guadagnato grazie all’amore. É un po’ ciò che faranno i due protagonisti: conquisteranno la vita grazie all’amore. Nonostante tutto.

Cosa ne penso?

Penso che questo libro meriti la produzione di un cortometraggio. L’ho detto dall’esatto momento in cui ho chiuso il Kindle e mi sentivo vuota. Vuota senza Alessio e senza Alice, vuota senza il loro amore e senza la loro bellissima storia. Ho scritto a Nancy e le ho detto di pensarci, perché vedere i due ragazzi in giro per Modena non mi dispiacerebbe assolutamente.

Trovo sia bellissima la presenza di narratori “insoliti” in terza persona. Durante il corso della lettura, infatti, troverete vari narratori, tutti diversi ma in qualche modo collegati. Non posso dirvi di più perché sennò vi svelerei ciò che dovete capire da soli, ma posso garantirvi che è tutto molto magico.

In ogni caso ciò che penso è che, nonostante non sia nel genere di scrittura di Nancy, l’autrice abbia fatto un lavoro eccellente. Ho pianto tanto e quando piango è positivo, perché significa che le parole mi entrano nel cuore. You are my perfect Chaos mi è entrato nel cuore. Merita di essere letto e amato.

Voto: 5\5

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